La più potente donna del mondo ha infatti espresso due bizzarri moniti: i mercati devono essere al servizio del popolo e gli stati indebitati non devono subirne l'influenza. È però difficile credere che l'abile premier consideri davvero il mercato come un'entità aliena che minaccia le persone, come se queste non ne facessero parte quando spendono, risparmiano, investono, lavorano, rischiano e sperano. Che i mercati non siano al servizio del popolo è la scoperta dell'acqua calda. Essi sono il frutto dell'agire complesso dei cittadini e dei loro sistemi lavorativi.
Sorge il sospetto che la minaccia che la cancelliera sottintende non sia quella rivolta al popolo, come afferma demagogicamente, ma sia invece quella che la preoccupa personalmente e politicamente: la possibilità che l'operato di un leader come lei risulti sottoposto al giudizio del mercato. Il sospetto si corrobora quando consideriamo il suo secondo monito: il debito pubblico non deve risentire delle influenze del mercato. Così, solo lo stato può decidere sulla gravità della propria esposizione. Fin troppo comodo. In effetti, questa forma di autogestione può piacere solo a chi è incapace di scorgere i pericoli autocratici connessi.
Si direbbe che la Merkel, poco alla volta, sveli un piano socialista-bancario da calare sulle teste dei cittadini che sostiene di voler difendere dalla malvagità dei mercati.
Oggi il liberismo è in crisi, ma non è la sinistra, il suo storico nemico, a metterlo in crisi; sono invece gli effetti negativi della globalizzazione. Pazienza che si dimentichi che la crisi dei subprime e questa, più grave, del debito sovrano derivino per lo più da una deleteria commistione tra pubblico e privato, proprio il contrario del liberismo. Credere però che un politico no-global (quando gli conviene) abbia in tasca la soluzione per i problemi dei nuovi mercati è un rischio superiore a quello che aleggia nei più scriteriati ambiti finanziari.
Le ideologie sono forse obsolete, nondimeno la nostra società continua a fronteggiare l'antico dilemma: più uguaglianza e meno libertà o meno uguaglianza e più libertà? La Merkel sembra non avere dubbi: la prima. Incolpa i mercati liberi, rei d'influire sulla sicurezza europea, e prospetta con nonchalance l'inverso: una grande Unione che vincola economia e finanza in modo che venga reso al popolo un "servizio" egualitario. Questa non è regolamentazione, ma ingerenza. In una siffatta congiuntura gli europei sarebbero più global che mai nel drastico impoverimento generale, ma di questo corollario del suo teorema la cancelliera non parla. Forse perché non vale per i tedeschi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA