È la speranza a cui, per ora, rimane appesa questa giunta piena di «generosi», privi però di quella freddezza sotto rete che trasforma l'attaccante dotato. Il patto per la movida, che dovrebbe tutelare i diritti dei residenti (alla tranquillità), degli esercenti (al business) e dei turisti (allo svago) è un tiro verso la porta scagliato dopo il triplice fischio (l'estate sta finendo e una movida se ne va, potrebbero cantare i Righeira). Tra i soggetti citati nell'accordo siglato a palazzo Cernezzi con il prefetto e le categorie, manca poi uno dei protagonisti. Non ci sono coloro che hanno stravolto il significato del termine movida, che dovrebbe rappresentare un sano e spensierato divertimento serale per i giovani, in una sorta di girone infernale che è andato in scena tutti i fine settimana nel cuore del centro di Como.
Difficile pensare che il problema rappresentato da una gioventù bruciata e alterata nei comportamenti dall'alcol e forse da chissà quali altre sostanze ingerite, possa essere superato con la minaccia di togliere il diritto ai tavolini per i bar.
L'esperienza insegna che i disordini non si verificano nei bar con i tavolini. Anzi. Di solito chi si siede a sorbire una birra o un cocktail lo fa per stare tranquillo. Gli episodi della movida deteriore si sono sempre verificati negli esercizi privi di propaggini esterne. Le strade in cui sorgono, a una certa ora di notte, sono invase dalle turbe scatenate e incontrollate con tanti saluti al riposo dei residenti e al diritto di sano svago dei turisti. Altro discorso per i bar che gli affari li hanno fatti comunque, in alcuni casi anche troppo. E bisogna avere il coraggio di affermarlo.
Sancire, come si fa nel patto, che è vietato vendere alcolici ai minori di 16 anni, equivale a sostenere che l'acqua bagna. E già così per legge. Caso mai varrebbe la pena di applicare le sanzioni previste e vigilare sulla loro applicazione. Altrimenti sono solo parole e ovvietà.
Va bene anche il coprifuoco sonoro alle 23,30, ammesso che stia bene anche ai locali quando il tramonto si sposterà più in là. Adesso infatti significa far finire la musica quando gli amici se ne sono già andati.
La verità sulla movida stravolta resta una sola. Il problema è sociale perché coinvolge il futuro di una generazione che rischia di perdersi a prescindere dalle buone intenzioni di Monti e Fornero. Per risolverlo non basta il diktat sui tavolini. E anche e soprattutto una faccenda di ordine pubblico: servono controlli, sanzioni e segnali decisi lanciati nei confronti delle famiglie di questi guerrieri della notte di casa nostra.
Le buone intenzioni dell'amministrazione (che cambia l'approccio rispetto ai predecessori puntando al dialogo e non alla coercizione nei confronti dei locali ) sono apprezzabili, ma ammantate di quella generosità alla Ciccio Graziani, che, stavolta, non ti fa vincere il campionato del mondo.
L'auspicio per la città è che l'amministrazione, in questa e altre partite trovi la freddezza necessaria portare a casa il risultato. Altrimenti si perde tutti.
Francesco Angelini
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