Perché al di qua dell'oceano, in uno Stato che vanta una Costituzione in cui si afferma che «ogni cittadino sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale», e dove ormai è salva soltanto la forma ma non la sostanza, ce la si può prendere esclusivamente con la burocrazia. Nessuno che ci metta la faccia, mentre vengono sfilati contanti dalle tasche dei più bisognosi. Così poi si potrà dire: tutti colpevoli. Nessun colpevole. Neppure uno sceriffo di Nottigham di passaggio con il quale potersela prendere.
L'oggetto del contendere - egregiamente spiegato da Maria Castelli a pagina 15 - riguarda le lettere che l'Inps sta facendo recapitare a decine di pensionati comaschi che vivono a ridosso della soglia di povertà, nelle quali si preannuncia un prelievo forzato dai loro introiti già ridotti all'osso.
In buona sostanza lo Stato riconosce ai titolari di pensione con redditi particolarmente bassi, per quest'anno si parla dell'iperbolica soglia di 9.370 euro lordi incassati in un anno, l'elargizione di una quattordicesima pari a 780 euro. Attenzione, però: la cifra in questione viene erogata «in via provvisoria» e salvo verifiche sul superamento - anche solo di pochi centesimi - del limite imposto per legge.
Il risultato è paradossale, perché in questi giorni decine di lettere vengono recapitate ai pensionati che nel 2009 incassarono quella quattordicesima, ma che da controlli successivi si è scoperto che avevano superato la soglia in questione. Quindi un'elargizione passata (e comunque minima) a favore della fascia più debole della società rischia di tramutarsi in un problema presente, e non da poco, per chi è costretto a restituire il "maltolto".
A scorrere le regole della burocrazia italiana sembra di sentire il monologo di Al Pacino nel film l'Avvocato del diavolo: «Guarda, ma non toccare... tocca, ma non gustare... gusta, ma non inghiottire». Parole che, inutile sottolinearlo, vengono riservate soltanto a chi già non ha occhi per piangere. Mentre gli sprechi, quelli veri, continuano imperterriti ad affossare le povere finanze statali.
Ci sarebbe da ridere, non ci fossero di mezzo le enormi difficoltà di intere fette di cittadini a far quadrare i conti alla fine del mese. E costretti a considerare vitali anche poche decine di euro.
L'Inps, bontà sua, assicura che il prelievo forzoso dalle pensioni è stato rateizzato e sulla cifra complessiva da restituire non sarà calcolato alcun interesse. E ci mancherebbe altro.
Per alcuni pensionati si tratta di rinunciare a cifre mensili pari a decina di euro, forse meno: poca cosa, si penserà. Ma così non è, per chi incassa un assegno abbondantemente inferiore alla soglia di povertà. La burocrazia italiana non è nuova ad analoghe trovate. Si ricorderà, ad esempio, il pasticcio con tanto di minaccia di sanzioni - e addirittura denunce penali - a quelle famiglie che avevano incassato il bonus bebé dopo aver ricevuto una lettera di felicitazioni firmata nientemeno che dall'allora capo del governo, e che erano così convinte di averne diritto da non far caso alle clausole in corpo 3 che avvertivano sui limiti di reddito oltre i quali il bonus bebé non era dovuto. Ma quella storia impallidisce di fronte allo schiaffo in faccia riservato a chi più soffre, e che lascia un segno indelebile sulle belle parole della nostra Costituzione.
Paolo Moretti
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