Roberto Formigoni invece non ci sarà. Se sia stato invitato o meno non si sa. Si sa però che la sua presenza è attesa negli stessi giorni a Milano al convegno organizzato dalla Fondazione Liberamente: ovvero da Maria Stella Gelmini. Titolo: «Ripartiamo da Nord per far ripartire l'Italia». Manco a dirlo. Già, perché anche il Pdl è sulle tracce del Nord da qualche tempo in qua: seppure su un tracciato differente da quello solcato dal Carroccio. Qualche settimana fa a Verona (rieccola...) Formigoni, la Gelmini e Ignazio La Russa hanno chiamato a coorte il Pdl del Nord per far sapere che sul tema delle Macroregioni c'erano anche loro.
Insomma, tutti pazzi per il Nord di questi tempi. In primis ovviamente la Lega, che tra iniziative di legge popolare, gazebate e slogan diretti («Prima il Nord», of course) cerca di salvare il salvabile. Mettendo nel cassetto la secessione, la Padania e giocando su quel terreno delle Macroregioni.
Solo che alla Lega non basta. Ora gioca il tutto (e subito) per tutto, evitando di inseguire le suggestioni bossiane per messaggi concreti.
Da qualunque parte la si voglia vedere (ovviamente da Nord) è caccia grossa all'elettorato d'opinione, prevalente in questa parte del Paese. Perché al Sud i pacchetti di voti seguono i candidati anche nelle più ardite transumanze da uno schieramento all'altro: al Nord sono parecchio in libera uscita in questo momento di disillusione generale. E per intercettarli non c'è altro modo che affrontare la questione settentrionale.
Voti come quelli di un Pdl che oltre Berlusconi non riesce ad andare e di una Lega che ha illuso e deluso molti. Un elettorato in cerca, non militante ma sensibile a quei temi territoriali che il Pd faticava ad interpretare compiutamente prima e forse anche ora. E che magari guarda con una certa curiosità a Renzi, candidato molto di moda. O a Grillo, aspettando Montezemolo o quel che sarà. E sarà qui al Nord.
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