È probabile che sulla decisione del Professore di dichiarare la propria disponibilità a un bis del governo tecnico abbiano pesato le attese internazionali e il clima che si è generato all'assemblea generale dell'Onu dopo il suo intervento. Monti in qualche modo ha voluto assicurare, con la sua presa di posizione, che l'agenda dell'esecutivo dei professori non andrà dispersa. L'ombra di Berlusconi evidentemente pesa sempre sulle prospettive del nostro Paese se il premier ha tenuto a sottolineare che il Cavaliere resta il presidente del partito più forte della coalizione che lo sostiene.
Gli sforzi di Monti tuttavia rischiano di essere vanificati dal profilo aggressivo assunto da Berlusconi: un ex premier che continua ad accusare la Germania di essere la colpevole della crisi dell'euro con la sua ossessiva filosofia di austerity e che la incita ad uscire dalla moneta unica, non è con ogni evidenza un uomo che possa rasserenare i mercati e in particolare la grande finanza anglosassone.
Ma Monti non poteva ignorare di creare qualche imbarazzo anche a Pierluigi Bersani. Dirsi disponibile ad andare avanti significa incoraggiare implicitamente il tentativo di Pier Ferdinando Casini di fare del Monti-bis la base elettorale del centro moderato e soprattutto lanciare un sasso nell'ingranaggio della coalizione dei progressisti. È chiaro infatti che il principale problema del segretario democratico è quello di assorbire la sinistra di Vendola in un progetto di governo che non rinneghi il nocciolo del «rigore». Il governatore della Puglia accusa però il Professore di appiccare il fuoco per poi essere chiamato a spegnerlo: ma il Monti-bis - fa sapere Sel - è una prospettiva da cancellare immediatamente. Si tratta di posizioni apparentemente inconciliabili, sia a destra che a sinistra. Ma in realtà non è proprio così. Come ha spiegato Formigoni, il Cavaliere è alla ricerca di un leader convincente che possa federare tutto il centrodestra e se lo troverà è pronto a non candidarsi . Contatti sono in corso con Montezemolo, corteggiato anche da Casini. Il punto è che se si troverà l'accordo su un nome diverso da quello del Cavaliere, il modulo Monti (con il Professore a palazzo Chigi o al Quirinale) sarà il fulcro dell'alleanza in una prospettiva di larghe intese.
E anche a sinistra non si può escludere un ritorno all'ottica del compromesso. Tutto dipenderà dalle primarie e dal risultato di Matteo Renzi: una grande dose di consensi, anche se non necessariamente una sua vittoria, sposterebbero verso il centro l'asse del partito.
Pierfrancesco Freré
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