Quanto accaduto però porta a due considerazioni soprattutto: possibile che lo Stato con oltre quattro milioni di dipendenti non trovi il modo di riscuotere in prima persona i tributi? E in secondo luogo, la politica da tempo sapeva che il lavoro di «Tributi Italia» non era dei migliori: perché, anche in questo caso, non è intervenuta in tempo?
Non sono questioni di lana caprina, perché sul primo interrogativo si apre il dibattito sull'efficienza o meno della macchina statale. Un tempo, complici gli alti aggi dovuti alle società private o legate alle banche e i rapporti non sempre limpidi con la politica di molti di questi esattori - un nome su tutti, i cugini siciliani Ignazio e Antonino Salvo - un po' alla volta si era tornati indietro, finendo per concentrare le riscossioni in mano alla pubblico-privata (ma di fatto sorvegliata dallo Stato) Equitalia. Poi, sempre con la giusta speranza, di arrivare a un sistema di esazione più veloce, si scelse di dare sempre più spazio alle società private, tanto che dall'inizio del prossimo anno i Comuni avranno mano libera con l'opportunità di liberarsi dalla odiata Equitalia, eretta a simbolo dell'iniquità e della crudeltà fiscale del sistema italiano. Ora però scoppia la "bolla delle tasse" e qualche dubbio emerge. Allora la discussione si sposta sulla scelta: si affida il servizio ai privati solo perché non ci si vuole assumere l'onere di migliorare e rendere efficace quello statale, o è solo un capitolo della strategia di dimagrimento del Moloch statale? Quest'ultima strada può anche andare bene, ma poi se uno Stato non sa gestire in proprio la sua funzione di gabelliere, almeno si dimostri capace di tenere d'occhio queste società, di selezionarle e chiedere conto ad esse delle loro azioni. Anche perché se Equitalia ha un aggio del 9% - che poi scenderà all'8% -, i privati-privati come Tributi Italia possono arrivare fino al 30% con punte addirittura del 75%. Il tutto per soddisfare in fretta la fame di soldi degli enti locali.
La risposta al secondo interrogativo è, purtroppo, fin troppo semplice: la politica non è intervenuta, ma di Tributi Italia, di chi vi era dietro, dei dubbi e delle inchieste - oltre che delle proteste dei poveri Comuni che non vedevano un euro degli incassi attesi - sapeva eccome. Solo un paio di deputati hanno cercato con interventi e interrogazioni di sollevare il tema anni addietro. Ma nessuno ha mai risposto loro. Solo dopo sollecitazioni si è arrivati alla cancellazione di Tributi Italia dall'elenco delle società autorizzate. Ma intanto il danno era compiuto. Ai danni di tutti: dei cittadini, dei Comuni e della credibilità nello Stato.
Umberto Montin
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