Il problema è che, sebbene si inizino a vedere flebili segnali di una possibile ripresa, siamo nel momento più pesante della crisi, quando il peso della valanga che si è abbattuta su tutti noi con la crisi economica e finanziaria si fa sentire con tutta la sua gravità. Perciò l'affermazione di Giampaolino non solo ha rappresentato una indicazione di politica economica, ma ha interpretato un sentimento comune, dato voce a un risentimento generale. Non bisogna avere una laurea in economia per capire che la depressione e un impoverimento generalizzato impediscono di dare all'economia il necessario impulso.
Il ministro dell'Economia Grilli ha subito risposto alla Corte dei conti che senza rigore non ci potrebbe essere nemmeno ripresa, chiarendo – per chi non avesse compreso – che non è intenzione del governo di cambiare linea. Anche lo stesso Monti aveva detto il giorno prima che il conflitto – a suo modo di vedere – non è fra rigore e ripresa, ma tra chi paga le tasse e chi non le paga, indicando una linea di uscita. Infatti non è vero che il dato del Pil non comprenda l'economia sommersa ma è vero che una parte di quel Pil (circa il 30%) non contribuisce al finanziamento della spesa pubblica e che se si potesse recuperare alla legalità quell'evasione la pressione generale sarebbe di circa un terzo più lieve per tutti.
Detto questo, resta il problema denunciato dalla magistratura contabile nella sua drammatica verità. E non è del tutto vero nemmeno che una sostanziosa riduzione della spesa pubblica potrebbe risolvere tutto.
Il problema è che la pressione fiscale è servita in questi mesi ed è stata ulteriormente e gravemente inasprita non per un rigorismo di maniera, ma per evitare al Paese il tracollo. Ora occorre trovare la difficile strada delle ripresa. In questo momento la fase ormai di campagna elettorale non aiuta. Si sentono tante promesse, poche indicazioni di strade percorribili. Quel che è chiaro a tutti è solo che va intrapresa con più energia la strada della ripresa economica. Monti dice che va prima consolidata la fase di rigore stanando il sommerso per riportare in equilibrio il sistema. È un discorso che non ha alcun appeal elettorale, infatti nessuno lo sottoscrive o rilancia.
Ma qualsiasi altra ricetta rischia di suonare come una mera promessa. Il peso delle tasse uccide, ma quale aspirina ci risolleva? Ci vorrebbe una maggiore impegno europeo per politiche espansive, ma di leader continentali se ne vedono pochi in giro. Resta la ricetta del riequilibrio fiscale predicata da Monti, ma in campagna elettorale sicuramente nessuno saprà farla sua.
Lorenzo Pironi
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