Il caso della Canepa di San Fermo, realtà importane nel settore tessile, che come altri reparti vive in affanno, testimonia che trovare un'unità di intenti può aiutare a restare a galla, e magari a raggiungere anche porti sicuri e prosperi.
Gli intenti che sono stati uniti in questo caso sono quelli legati all'innovazione, ai nuovi brevetti e al feedback del modo di lavorare.
Va da sè che la vicenda è ben più articolata e complessa di quanto sembri, dietro c'è di certo una strategia aziendale pensata nei dettagli e una conoscenza delle dinamiche di mercato proprie della grande imprenditoria, ma è altresì vero che il coinvolgimento di dipendenti e titolari insieme fa bene al lavoro, sentirsi parte di un progetto comune è determinante.
Dalla famiglia in poi, il sentirsi inseriti in una dinamica che lavora per arrivare a un risultato che gratificherà tutti spinge a fare meglio. In questo periodo, in cui quando un'azienda colleziona risultati positivi la si addita come caso eccezionale, conoscere le strategie che possono portare a buoni risultati fa bene anche a chi non le ha ancora applicate. Non è il caso di gridare al miracolo, nè di considerare quello della Canepa un caso unico, ce ne sono probabilmente altri, e altri ancora che vorrebbero fare lo stesso, ma che per mille difficoltà oggettive non possono.
Ci sono famiglie intere senza lavoro, paradossi per cui lo Stato concede aiuti alle famiglie solo se queste hanno un reddito (ma non dovrebbe essere il contrario?) e bisogna far piano a raccontare e a valutare da che parte stia il comportamento migliore. Ma proprio per questo, anche a livello imprenditoriale, tenere conto dell'aspetto umano, e a volte anche emotivo, delle persone con cui si lavora è utile.
Le teorie piscologiche, sociologiche ed economiche si sprecano, per la verità non da oggi. Di intelligenza emotiva, influenza delle condizioni ambientali sul rendimento lavorativo, empatia, ma anche più prosaicamente di partecipazione dei dipendenti agli utili aziendali (ma di questi tempi ci fossero casi simili darebbero da premiare) ci sono così tanti esempi in letteratura da averne a nausea. Tuttavia, il fatto che molti imprenditori cerchino, a vari livelli, di promuovere la ricerca di idee nuove e di coinvolgere in questo i loro dipendenti significa che la crisi davvero può essere un'occasione per crescere.
La Canepa ha dato vita a un pool di cinque persone che si occupano di idee nuove e di brevetti anti-crisi, ma ha anche distribuito ai dipendenti un questionario per avere indietro un segnale di come i essi stessi leggano la vita aziendale. Al questionario ha aderito il 70% degli occupati, vuol dire che in tanti hanno voluto dire la loro, fosse anche per criticare. L'assenza di confronto spesso è il male peggiore, soprattutto in tempi difficili. Insieme a questa, l'elemento che rovina a volte è la mancanza di responsabilità sociale. Un concetto roboante, ma che come tutto le cose difficili ha sempre una declinazione più semplice e può anche voler dire tener conto degli altri. Se questo periodaccio qualcosa sta insegnando, purtroppo non per tanti, è proprio il concetto di solidarietà sociale. A beneficio degli imprenditori si potrà dire. Anche, certo, ma di conseguenza anche a beneficio dei dipendenti, perché c'è anche chi non vuole o non riesce ad essere solidale e preferisce mollare tutti e scegliere i mercati stranieri, più economici, in crescita e per questo meno problematici.
Carla Colmegna
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