E così ci si affanna a pensare alle "provinciotte" che sono delle "regionelle" in un tempo di scoperta di sprechi che sta facendo prendere quota alla battuta secondo cui le Province vanno abolite perché sono inutili, le Regioni perché sono dannose. Quello che pochi si preoccupano di dire, e di tenere come premessa chiara, è che la geografia è una cosa seria, in particolare nelle sue varianti che si chiamano geografia umana (o antropica) e geopolitica. E che sia una cosa seria lo dimostrano le modalità di azione e di organizzazione territoriale di una delle aziende di servizio pubblico più dinamiche di questa regione e forse d'Italia, che ha provveduto a una ricomposizione territoriale "operativa" che potrebbe essere un modello per quella politica.
L'Areu (Azienda Regionale Emergenza Urgenza) si occupa, per l'appunto, di una cosa molto seria, e cioè della salute dei cittadini che hanno necessità di soccorso. Lo fa con medici, infermieri e volontari molto preparati, dislocati sul territorio e collegati con i presidi ospedalieri. Con il numero unico "118" è da tempo superato il vecchio sistema delle associazioni che gestivano mezzi di soccorso; in concreto, proprio l'Areu sta producendo il cambio di passo decisivo contro le ultime resistenze. Un passaggio decisivo è quello di cui si diceva: sino a poco tempo fa l'unità organizzativa del soccorso pubblico era su base provinciale, con una Centrale Operativa per ogni provincia.
L'Areu sta integrando la gestione delle risorse in unità territoriali più ampie e omogenee: l'area metropolitana (Milano, Monza), l'area alpina (Bergamo, Brescia e, sull'altro versante, la Valtellina), l'area della pianura (da Pavia a Mantova: la vera - e forse unica - Padania), l'area dei laghi (Lecco, Como, Varese: è il cuore dell'Insubria). Queste sono le nuove "province" (o "regioni") lombarde dell'emergenza sanitaria, destinate a rendere ancora migliore un servizio pubblico già oggi su livelli di qualità europei. Del resto l'esempio positivo di Areu lo si potrebbe cogliere per un altro aspetto: la scelta dei suoi dirigenti è stata quella di una struttura regionale agile, una "testa pensante" di poche persone, molto qualificate.
Esattamente questo si pensava dovessero essere le Regioni, quando nel 1977 si iniziò ad attuare l'Italia regionale: strutture semplici, snelle, operative, coordinate con gli enti territoriali, soprattutto i Comuni. I mostruosi grattacieli milanesi di una Regione Lombardia angosciata da una fame che divora tutti noi cittadini ci mostrano com'è andata a finire. Per ora.
Giuseppe Battarino
© RIPRODUZIONE RISERVATA