La tecnica e la tecnologia, infatti, hanno vinto la roccia e il lavoro degli uomini, operai o ingegneri, ha dato grembo a una montagna ostile. Fra qualche giorno, nessuno ricorderà più il lungo scandalo, le promesse dei politici e gli impegni dei dirigenti, scivolati come acqua su vetro e forse l'unica immagine da memorizzare è quella di un giovanotto che prima di entrare in un bozzolo di tunnel, si appuntava sulla tuta la medaglietta di Santa Barbara, patrona dei vigili del fuoco, dei geologi, degli architetti e dei minatori e pregava: «Brucia il male, non la vita e gli affetti », con un rapido segno di croce.
Un quarto di secolo bruciato in attesa che la "Grande Incompiuta" si compisse, nel profondo Nord operoso e ingannato da tutti, lungo una strada internazionale, la Lugano - Saint Moritz, trasformata in quotidiana via crucis per la nostra gente che porta lavoro, genio ed anima oltrefrontiera. E per la gente della Svizzera e dell'Europa che porta di qua turismo, relazioni umane e vitalità commerciale.
A dirla con il poeta: « Ricorderai di avermi atteso tanto e avrai negli occhi un rapido sospiro», non resterebbe altro che un sospiro per suggellare tante beffe amare, tanti guai, tanti anni vani.
Invece, è adesso che comincia tutto: insieme al divieto di transito per lavori in corso, è caduto anche l'isolamento delle valli e delle rive del Ceresio e del Lario, un isolamento considerato ostacolo allo sviluppo.
C'è la variante, c'è la libera circolazione alla frontiera, c'è un territorio benedetto da Dio, tra lago e montagna, ci sono la storia, la letteratura, le tradizioni, la fibra della gente che non ha mai avuto paura di lavorare e non s'è mai ritratta, ha conservato valori umani e anela al nuovo: non ci sono più alibi, è possibile dare la parola al futuro. Ora è possibile progettare e realizzare, fornire opportunità di investimenti, stringere rapporti con il Canton Ticino e ripescare quelle idee che tanti anni fa erano in un'agenda di collaborazione tra gli amministratori comunali valsoldesi e luganesi. I lavori in galleria erano appena iniziati; era un momento di crisi per il frontalierato; gli amministratori rimandarono i sogni a tempi migliori, quelli che sarebbero stati propiziati dalla variante in galleria. Non si sapeva ancora quale groviglio incombesse e rinviasse le speranze.
Adesso, Piccolo mondo antico ha tutti i presupposti per diventare un mondo unico nel suo genere. Ha titolo per gridare: « Mai più una storia così di un'opera pubblica », una storia che ha fatto un caso internazionale di Valsolda, tanto da oscurare la fama legata a Fogazzaro e al suo ambiente.
Ma ha tutti i titoli per non sentirsi più umiliata e calpestata: un tempo brutto si chiude. Il sospiro diventa respiro.
Maria Castelli
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