Chi siamo noi per fare la predica a Kevin, adolescente con criniera da record che si rifiuta di accorciare per compiacere le regole della scuola? Carlo Verdone, ci vorrebbe. Ricordate "Viaggi di nozze"? A lui un figlio di nome Kevin sarebbe piaciuto: «Mi dà un senso di rispetto, di possenza».
Lui saprebbe comunicare con i tanti Kevin dalle capigliature bislacche che ci circondano. Noi possiamo solo dire la nostra sulla questione, ovvero se abbia ragione la scuola nel pretendere il disboscamento, o se bene fa il ragazzo che, spalleggiato dalla famiglia, si rifiuta di obbedire. E la nostra opinione è la seguente: giù le mani (e le forbici) dai capelli di Kevin.
Ci sembra infatti superata l'impostazione di una scuola che, per indurre al rispetto delle regole, cerchi di imporle come si faceva una volta: senza se e senza ma. Forse quella specie di torre d'osservazione che campeggia sul cranio del ragazzo non sarà una meraviglia ma, dopo tutto, sono follicoli suoi: se la tenga pure a auguri per il conto dello shampoo. Con il suo metro e passa di capelli, Kevin non fa male a nessuno: non si vede dunque per quale motivo insistere con un'imposizione che risponde soltanto a discutibili criteri di estetica e disciplina. Tanto più che, semmai, il concetto da insinuare nella testa del ragazzo, facendosi largo nella boscaglia tropicale, è molto più sottile, e riguarda i concetti stessi di originalità e di individualità.
Il sospetto, nel sentire le parole del giovane e degli adulti a lui più vicini, è che la gran massa di capelli sia in realtà un ponte - o meglio, una scorciatoia - sul desiderio di apparire, di essere notato, di trasformarsi in protagonista in un mondo dove le telecamere sono ovunque e nel quale la vita è un reality show: conta farsi vedere, non importa come. Non c'è dubbio che Kevin - e la sua famiglia - questo concetto lo abbiano ben afferrato: si mostrano su YouTube, concedono interviste, esibiscono i ritagli di giornale che parlano di loro. Quasi spiace doverli disilludere: le cose non stanno così. Certo, sembrano così. In televisione, soprattutto, fanno di tutto perché sembrino così. Ma solo perché una certa cosa sembra vera in tv, non è detto che lo sia sul serio.
L'originalità, il pensiero libero e indipendente, l'individualità e perfino, perché no, una dose di sana eccentricità, nulla hanno a che vedere con la lunghezza dei capelli o con altre - legittime - estrosità esteriori come i piercing o i tatuaggi. È questo che la scuola dovrebbe far capire a Kevin: non ci sono vie facili per diventare se stessi, tantomeno vie che passano da buffi primati tricologici. Il giorno in cui lo capirà, potrà guardarsi allo specchio: se la chioma lussureggiante gli piacerà ancora, la terrà, altrimenti andrà a tagliarsela. In ogni caso, sarà lui ad aver deciso. Con la sua testa, non con i suoi capelli.
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