Chissà se Walter Veltroni lo ha fatto apposta, ad annunciare il suo clamoroso ritiro dal Parlamento proprio nel giorno in cui Pierluigi Bersani trascinava giornalisti e troupes televisive dalle parti del suo paesello, Bettola, davanti alla pompa di benzina dove da ragazzino aiutava il papà. Di fatto Veltroni ha tolto la scena al segretario e si è imposto sulle prime pagine dei giornali relegando Bersani al secondo titolo. Se fosse un dispetto non ci stupiremmo, data l'aria che tira da quelle parti.
Sta di fatto che l'ex "giovane Walter" ha messo tutti nell'imbarazzo: lui dice che se ne va - non è la prima volta, per la verità, ricordate la storia dell'Africa? - e così incastra tutti gli altri compagni di generazione e di legislatura, attaccati come patelle allo scoglio. A cominciare dall'amico-nemico di sempre, quel Massimo D'Alema che solo fino a qualche tempo fa, cioè all'apparire sulla scena di un giovanotto screanzato come Renzi, mai avrebbe potuto anche solo concepire l'idea che qualcuno gli dicesse "fatti da parte". Considerandosi una specie di monumento vivente del riformismo mondiale, D'Alema pensava a se stesso come a Togliatti, a Berlinguer, come a uno che lascia il posto il giorno in cui si accomiata dal mondo, mai prima. E invece, questa volta Walter lo ha fregato.
D'Alema aveva già annunciato, senza crederci, «me ne vado», ma poi per sfregio a Renzi si era impuntato: «resto». E adesso, dopo il beau geste di Walter, messo nell'angolo, si è rifugiato in un: «resto solo se il partito me lo chiede». Avrebbe voluto dire: «se mi implorate» ma si è trattenuto.
Che si decidano oppure no, che lo facciano spontaneamente o perché costretti, qualcosa sta portando i sessantenni della politica verso l'uscita. Hanno cominciato quelli del Pd per effetto della campagna del "rottamatore" Renzi, ma non è escluso che continuino anche gli altri. Nel PdL qualcosa succederà, ora che il partito sta per essere archiviato da Berlusconi, pronto alla nuova e sconosciuta creatura che dovrebbe lasciare a casa un sacco di gente, a cominciare da quelli che sono alle prese con carabinieri e sostituti procuratori.
Consideriamo questo come un fenomeno da commentare, diciamoci la verità, solo perché siamo in Italia: altrove ci si ritira senza troppe storie al termine di un mandato di governo e di partito, e anche in età piuttosto giovanile.
Domanda: ma quelli che vengono dopo sono meglio o sono peggio? Diceva Fanfani: «Si può essere bischeri anche a vent'anni», e aveva più che ragione. Staremo a vedere: per ora nessuno di noi ha una grande considerazione per la prova data dai pensionandi di oggi. L'anagrafe ha le sue ragioni e bisognerebbe dimostrare ai nostri ragazzi che studiano e si affacciano alla vita adulta che questa nostra Italia non è proprio come un geriatrico. Dunque, l'occasione è quella buona. Forse svecchiamo un po'. Forse diventiamo anche noi un paese "normale".
Andrea Ferrari
© RIPRODUZIONE RISERVATA