D'Alema e Veltroni, la caduta dei Dioscuri bolliti. Ci sta, del resto, che siano loro a spegnere la luce della fallimentare Seconda Repubblica, di cui, assieme a Silvio Berlusconi sono stati i fallimentari simboli. Debacle speculari.
I due reduci da Botteghe Oscure avevano la missione di fondare una sinistra nuova e moderna in Italia, dopo la generosa (inteso alla Ciccio Graziani), trafelata e pasticciona svolta di Occhetto. Al Cavaliere i numi della politica avevano affidato il cimento di edificare una destra moderata nella migliore tradizione europea dopo aver sdoganato i post fascisti del Msi. Si è visto com'è andata. Il politico venuto dal tubo catodico ha badato solo ai casi propri e delle proprie aziende, lasciando che molti tra i suoi facessero strame della cosa e delle risorse pubbliche, sulla base della perversa convinzione aziendalista per cui primeggiare in una tornata elettorale equivale a esercitare un'Opa vincente.
I due gemelli dell'autogol si sono trascinati facendosi dispetti reciproci attraverso le grigie esperienze di Pds, Ds, Pd e altre Cose abortite. Hanno combattuto l'uno contro l'altro per uno spicchio di effimero potere nei litigiosi governicchi a cui hanno preso parte, e non per colpa di chi li guidava, Prodi che ha pagato caro assieme al Paese, le beghe dei Dioscuri del Bottegone.
Nel frattempo l'Europa ha sfornato i Blair, gli Aznar, le Merkel, i Sarkozy, gli Usa Clinton, gente tosta e capace di incidere davvero sul cambiamento, salvo poi uscire di scena in punta di piedi davanti alla bocciatura degli elettori.
Uolter l'americano, in compenso, ha guidato il partito per portarlo al minimo storico di consensi e perdere, per la prima volta, il Comune di Bologna la rossa,
Baffino è approdato alla guida governo dopo aver sgambettato Prodi, solo perché Cossiga in combutta con gli americani, aveva deciso che solo un premier post comunista sarebbe riuscito portare l'Italia in guerra con la Nato contro l'ex Jugoslavia di Milosevic.
Sarebbe questa la mirabile azione di governo rivendicata con orgoglio da D'Alema nel fortino assediato da Renzi?
Non si può negare che l'ex ministro degli Esteri sia uno che alla politica dà del tu. Ma lo frega il carattere, quella sicumera da primo della classe che lo ha portato, con la Bicamerale, a resuscitare un Cavaliere ormai politicamente con il piede nella fossa.
Veltroni, che il carattere rognoso e rancoroso lo nasconde dietro un buonismo artefatto, può solo dire grazie a due fenomeni come Rutelli e Alemanno se viene ricordato come un sindaco quasi decente delle capitale.
Poi quante volte si è già ritirato l'ineffabile Uolter? Doveva andare in Africa (ancora tremano), stava per salutare la compagnia poi, pensa che sacrificio, l'hanno costretto a rimanere. D'Alema peraltro di mollare non fa neppure finta. Anzi. Data la naturale modestia punta addirittura al Quirinale, magari in competizione con il Cavaliere dalle sette vite. Dio ce ne scampi.
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