Il sindaco
e le tasse
Anatomia
di uno sfogo

Dice il sindaco di Cantù - che è più di una città: è il marchio di un sistema produttivo che ai tempi d'oro viaggiava come una locomotiva ma anche adesso macina lavoro mica da ridere - sostiene il sindaco, dicevamo, che per «stare in piedi» un commerciante (ma il suo ragionamento si estende a «liberi professionisti e chiunque in Italia paghi tutte le tasse») deve evadere il fisco.
Ma come? Il primo cittadino eletto appena pochi mesi fa dopo una battaglia contro il candidato leghista, movimento dal quale ci aspettiamo un'insofferenza endemica e quasi programmatica verso le imposizioni politiche e monetarie di Roma, proprio lui se ne viene fuori come una sparata del genere, un poco mestatoria, populista, la cui eco si risente soprattutto in una vecchia dichiarazione di quel Silvio Berlusconi, ve lo ricorderete, che un tempo guidava il centrodestra italiano.
Il fatto è che, leghista o no, populista o no, il sindaco di Cantù, al secolo Claudio Bizzozero, vive e amministra una città e frequenta ogni giorno il corpo vivo della gente, degli artigiani, dei commercianti, dei piccoli imprenditori e, sotto il peso morto della crisi, ne sente scricchiolare paurosamente il glorioso telaio economico. Non ha trovato di meglio, allora, che dar voce a un pensiero pericoloso ma liberatorio, semplice ed esilarante: «Se le tasse sono troppe, è giusto non pagarle».
Forse, sotto sotto, lo sa anche lui che non è bello dirlo. Probabilmente, dopo aver pronunciato quella frase, ieri la sua coscienza ha preteso di essere ricevuta in un colloquio privato al fine di chiedergliene conto. E tuttavia, nel dubbio, si sarà sentito rinfrancato venendo a sapere dai notiziari che il Parlamento ha praticamente disfatto la legge di stabilità proposta dal governo, rimettendo spese là dove c'erano tagli e respingendo con ottusità davvero incomparabile ogni tentativo di ridurre i costi della politica. Davanti a tanta cialtronaggine, come condannare un povero sindaco del Nord che, davanti a un consesso di concittadini, si lascia andare a una provocazione un tantino colorita?
Infatti non si tratta di condannarlo. Semplicemente, con pacatezza, bisogna però ricordare al sindaco che, scatti di nervi a parte, non si scherza col fuoco e con il patto di mutua cooperazione che, nella loro forma più semplice, le tasse rappresentano. Servono, le tasse, a pagare servizi ai quali tutti, direttamente o no, finiscono per attingere. Un obbligo, quello di concorrere a questa "colletta" sociale, che riguarda tutti e tutti impegna sotto il profilo morale. Bizzozero lo sa, altrimenti non avrebbe introdotto nel suo comune, mesi fa, l'addizionale Irpef.
Ma allora come si fa ad andare avanti? Come si fa con le tasse tanto, troppo alte e un pugno di parlamentari che non se la sente di ridurre le spese?
Si fa che bisogna chiarire una volta per tutte una cosa: per cavarcela non ci serve né chi governa col paraocchi e si rifiuta di correggere privilegi e sprechi, né chi, per reazione, incita alla rivolta, magari senza neanche troppo crederci, ma solo per strappare un applauso alla platea di turno.
Abbiamo invece bisogno di chi, con pazienza e ostinazione, ci si metta d'impegno a demolire quella montagna chiamata debito pubblico (proprio ieri è stato annunciato che quello italiano ha toccato il 126,1% del prodotto interno lordo, un'enormità), una montagna che grava sulle teste di tutti, soffocando ogni possibilità di sviluppo e di solidarietà, di ritorno al benessere e di giustizia sociale. Una montagna sotto la quale sopravvive solo una politica di corto respiro, cieca e meschina da una parte, urlata e irrazionale dall'altra.
Mario Schiani

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