Anche
sul lago
voglia
di novità

  Non solo in Sicilia c'è voglia di novità dal mondo della politica. Questo desiderio di cambiamento, che tende a prescindere dai contenuti, sembra anzi unire l'Italia da Sud a Nord.
La conferma è arrivata ieri da Como, dove il "rottamatore" Matteo Renzi, candidato alle primarie del Pd in antitesi al segretario Perluigi Bersani, ha fatto il pienone nell'aula magna del Politecnico. Oltre 500 persone ad ascoltare il trentasettenne sindaco di Firenze: più o meno la stessa folla, almeno a livello di numeri, che accolse lo scorso aprile Beppe Grillo in piazza Cavour. Anche ieri, più che un comizio, è stato uno show. Il passo televisivo accomuna i due volti "nuovi" della politica italiana. Grillo è nato in tv, Renzi ha dietro le quinte, come "spin doctor", Giorgio Gori, che dal giornalismo è passato alla produzione di format televisivi, su tutti "L'Isola dei famosi", che certo non ha contribuito ad innalzare il livello culturale della nazione, ma ha reso molto a chi lo ha creato.
Fa un po' sorridere pensare che queste siano le alternative a "sua emittenza" Berlusconi, che proprio nei giorni scorsi è ripartito dal video per prendere le distanze dal governo Monti, e riproporsi a sua volta come alternativa, pur precisando che non si presenterà più come candidato premier. In mezzo a tutto questo divismo, diventa più che mai importante per i cittadini elettori prestare molta, ma molta, attenzione a quello che i leader di turno, o aspiranti tali, dicono e promettono, al netto delle più svariate strategie di comunicazione che mettono in campo. E nel caso di Renzi nulla è lasciato al caso (e alla spontaneità, verrebbe da aggiungere): dal look agli slogan che utilizza, c'è un consulente per tutto.
Chissà se gli spezzoni di film che ha mostrato al pubblico li ha scelti lui o se li è fatti consigliare, si chiedeva ieri qualche cinefilo, uscendo dall'aula magna del Politecnico. Scene di "Qualunquemente", "La ricerca della felicità" e "Non ci resta che piangere" sono passate sullo schermo. Ora manca solo un critico cinematografico che dia una valutazione in stellette alla performance di Renzi e magari tenti un paragone con l'uso che del cinema aveva fatto prima di lui un altro leader del Pd, Valter Veltroni, che come il sindaco di Firenze aveva la fissa dell'America e del Partito democratico.
Ma una cosa è innegabile: il successo al botteghino. Renzi ha fatto il tutto esaurito e ha strappato applausi anche in una città fredda per carattere e che solo di recente ha aperto le porte del suo Palazzo al centrosinistra. Insomma, vietato prenderlo sottogamba come è vietato prendere sottogamba anche Grillo. Ma tra i due c'è una sostanziale differenza: invece di buttare veleno contro qualcuno, sport in cui il centrosinistra si era specializzato nei vent'anni di berlusconismo (e antiberlusconismo), Mateo (chiede di essere chiamato solo così) indica delle prospettive, azzarda persino dei sogni.
Renzi ha dalla sua anche l'anagrafe, che contribuisce a conferirgli un'aria di novità. Anche se le ricette che propone non sempre sono nuovissime: ieri ha ribadito che il primo investimento da fare sono gli asili nido pubblici, per favorire il lavoro femminile, che intende sostenere anche con incentivi e sgravi fiscali. Verrebbe da chiedergli come mai non faccia menzione dei nidi aziendali e dei congedi parentali per entrambi i genitori, che sono le due ricette con cui diversi paesi del centro e nord Europa hanno trovato un equilibrio tra carichi familiari e lavorativi senza pesare troppo sulle casse dello Stato. E magari anche come mai la più piccola dei suoi tre figli, Ester, «dall'alto dei suoi tre anni per adesso fa la principessa a casa», come ci informa nella sua biografia, invece di frequentare una delle strutture pubbliche in cui tanto crede. Ma sarà per un'altra volta. La campagna elettorale è ancora lunga.

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