I veri vincitori in Sicilia sono due: l'astensione e Grillo. Più della metà dei siciliani non ha votato; molti di quei quattro su dieci che sono andati alle urne si sono espressi per un movimento capeggiato da un comico genovese in pensione e animato da giovani senza alcuna esperienza, talchè il "Movimento Cinque Stelle" (i suoi aderenti non gradiscono di essere etichettati come "grillini") è oggi il primo partito dell'isola.
Pier Ferdinando Casini ipotizza che in sede nazionale questo risultato potrebbe corrispondere ad un venticinque per cento di elettorato pro-Grillo: una enormità, l'anticamera dell'ingovernabilità o di un Monti-bis basato su una larga coalizione che però oggi i maggiori partiti escludono.
"Maggiori" partiti? Se li guardiamo da vicino, in Sicilia il Pd sta al quindici per cento e il PdL precipita al dodici, in terza posizione, una sconfitta storica. Ma non è che i democratici possano tranquillizzarsi, anch'essi perdono ben quattro punti. Quanto a Di Pietro, Fini e Vendola, rimarranno fuori del parlamento siciliano, un'altra sberla.
Il vincitore di questa tornata, quel Rosario Crocetta che ha superato la quota del 30 per cento sul 47,4 degli elettori e che dunque è stato scelto da circa il 10 per cento degli isolani, diventa governatore senza avere sulla carta una maggioranza che lo sorregga in consiglio. Il primo risultato è l'appello del medesimo Crocetta alle "persone per bene" che vorranno sostenerlo ipotizzando maggioranze variabili sui singoli provvedimenti. Nella terra dei gattopardi, è un segnale inquietante.
Dunque, una situazione alquanto ingarbugliata. Il Pd vede premiata l'alleanza con l'UDC ma nello stesso tempo constata che Di Pietro e Vendola non intercettano minimamente il voto di protesta e nemmeno l'antipolitica astensionistica. Questo è un problema per Bersani: Casini e Vendola non a caso già litigano sul risultati di Palermo.
Ma almeno il Pd questa volta ha visto primeggiare il proprio candidato. Il PdL sta ben peggio: precipita nei consensi, vede sconfitto un candidato che sembrava forte e non sa dire altro in questo momento che "divisi si perde". Il problema è che il centrodestra non è diviso: si sta semplicemente polverizzando. E l'accelerazione di Berlusconi dell'altro giorno non ha fatto che peggiorare le cose. Ora Alfano spera di poter recuperare confermando le primarie per il 16 dicembre, e annuncia che si candiderà.
Grillo si vede già portato in trionfo a Montecitorio col serto d'alloro in testa. Per quanto il risultato sia al di sotto delle sua aspettative ora sa di essere diventato sul serio un elemento ineliminabile del gioco politico. Tutti gli altri hanno davanti un avversario che non è più solo folkloristico ma che "c'è e c'è seriamente" per usare le parole di Bersani. Bisognerà vedere cosa sapranno fare per fronteggiarlo, sapendo di essere appesantiti dal discredito che ormai avvolge tutta la classe politica al potere .
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