L'emergenza
traffico
è un insulto
ai cittadini

  Al sesto giorno scoppiò l'allarme. Quello serio, reale. Non di disagio estremo, ma quello legato alla sicurezza. Dopo sei giorni di chiusura totale della galleria di Cernobbio, l'altra sera la Società Autostrade se l'è vista brutta: la coda di auto in salita verso il lago, quando già era buio, aveva raggiunto la galleria di Monte Olimpino e quindi la l'autostrada fin quasi al casello. Da qui i timori e "l'allerta rosso", quello che prelude alla paralisi e all'alta possibilità d'incidenti.
A tanto siamo arrivati con i lavori per consolidare la galleria, dopo una settimana in cui i pendolari e i residenti di Cernobbio in particolare, ma anche quelli dei paesi limitrofi, sono costretti a sopportare smog alle stelle, ritardi di ore e stress infinito. L'altra sera nella trappola sono finiti centinaia e centinaia di vacanzieri, attirati dalla possibilità del "ponte" da trascorrere sul lago.
Peccato che per costoro non fosse più attivo il sistema di pattuglie della polizia locale che, almeno nelle ore precedenti, aveva almeno cercato di limitare i danni. Turno finito per gli agenti, quattro giorni di presunta calma davanti, a presidiare la strettoia di Cernobbio - unico punto di passaggio alternativo alla galleria - è rimasto il semaforo, per di più non temporizzato sui flussi di traffico. Il risultato è stato che la Società autostrade ha visto l'incolonnamento gonfiarsi, fino a toccare il punto limite, costringendo quindi a chiedere aiuto immediato.
Il problema è lo stesso, sottolineato qualche giorno fa, ignorato o sottovalutato e ora ripresentatosi in tutta la sua drammaticità: non sono in discussione i lavori, neppure la tempistica, ma è da rivedere tutto il sistema organizzativo e logistico che dovrebbe cercare di attenuare i disagi.
E' fin troppo ovvio che, a questo punto, pur con l'apporto della Polizia stradale e della Protezione civile, lo sforzo del comune di Cernobbio non basta. Serve un altro tipo d'intervento, superiore. Soprattutto bisogna dare un segnale, immediato e decisivo, ai cittadini, a dimostrazione che i loro problemi - anche se "limitati" a una quindicina di giorni - devono essere e sono in cima alle preoccupazioni. Non è sufficiente contare sul fatto che le colonne e i rallentamenti sono il prezzo necessario da pagare per la sicurezza della galleria. Questo poteva valere un tempo, quando il cittadino era molto "suddito". Oggi non più: di fronte ad altre due settimane di passione per automobilisti e residenti, occorre ben altro. E a questo punto non sarebbe fuori luogo un intervento del prefetto per una strategia complessiva che unisca sicurezza e fluidità del traffico. A tal scopo potrebbe essere finalmente chiesto l'apporto massiccio della Navigazione - la quale, peraltro, ha dato la disponibilità ma incredibilmente nessuno è andato a cercarla - con un incremento di corse al costo di una corsa di bus, in modo da convincere molti a lasciare la vettura a casa. Ma al tempo stesso potrebbe essere messo in campo un dispositivo più ampio e flessibile, che arrivi fino all'autostrada e a monte e a valle della strettoia di Cernobbio.
Troppo? Non pare, se rapportato allo stress e ai danni, anche economici, patiti in questi giorni e destinati ad aumentare nei prossimi su questa fascia della sponda occidentale  del lago. Anzi potrebbe essere l'occasione, in tempi di sfiducia nelle istituzioni - anche locali - e di attenzione alle spese e ai costi che la comunità deve sopportare, per dare un segnale di attenzione alle esigenze dei cittadini e considerarli come tali e non più "sudditi", chiamati solo a pagare e tacere.
Umberto Montin

 

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