Anziani
e risparmi
sono beni
da tutelare

  Come risparmia il nonno, non lo fa nessuno. Detto così sembra facile. Eppure se da anni cerchi di imitare invano la torta perfetta tramandata di generazione in generazione (le manca sempre qualcosa dell'antico sapore), figurarsi che impresa incassare l'ingrediente segreto per far quadrare i conti. Se ne sono accorti da un pezzo figli e nipoti che senza la luce dell'"aiutino" dagli anziani di casa, brancolerebbero nel buio o comunque si troverebbero in penombra. Più che seguire le orme, si batte direttamente cassa.
Anche le banche alzano la soglia di attenzione verso questa categoria, benedetta, e tuttavia con una buona dose di diffidenza nei confronti degli strumenti moderni. Vade retro conto online, ad esempio. Se oggi si entra in un istituto bancario qualsiasi, le persone con i capelli bianchi sono la maggioranza. Più affezionate allo sportello, al funzionario che negli anni li ha guidati (e che trauma, quando cambia), a quelle scrivanie dove possono recarsi a colpo relativamente sicuro per comprendere come rivoluzionare i propri risparmi. Rivoluzione poi spesso rimandata a tempi migliori, perché basta uno sguardo a un paio di titoli (dei telegiornali), e la prudenza induce a tenere duro sulla linea collaudata.
Sono forse il vero tesoretto di questo Paese, gli anziani. Nel rapporto di Unicredit e Pioneer Investments si evidenzia che alla fine dello scorso anno a detenere il 70 per cento dei risparmi erano i cittadini con più di 55 anni. Certo, hanno già dato, nel senso che spese legate all'acquisto della casa o allo studio dei figli sono un ricordo. Tuttavia, se consideriamo che per le operazioni di cui sopra le nuove generazioni bussano (volentieri o per forza di cose) ancora da mamma e papà, l'equilibrio si riassesta.
Ma i tesoretti vanno difesi, a maggior ragione quando fare la formichina non basta più. Non è che chi ha i capelli bianchi, oggi abiti su un pianeta idilliaco e stia rilassato a godersi la vita. Anzi, spesso si trova più tartassato: dalle pensioni che sono le prime a subire i contraccolpi della manovra di turno, alle spese sanitarie che crescendo immergono in un'ulteriore incertezza, e magari con l'angoscia del figlio disoccupato.
Senza contare la diffidenza a cui accennavamo prima: è già arduo a volte convincere un anziano a dotarsi di bancomat (quanti l'hanno riposto nel cassetto per anni, salvo poi alzare bandiera bianca e rinunciarvi), per non parlare della carta di credito. Strumenti che pur lo metterebbero maggiormente al riparo dalle truffe, altra piaga che banche e forze dell'ordine stanno cercando di combattere anche con corsi mirati. E visto che tornare a scuola giova sempre, è opportuno ampliare le materie delle lezioni, sull'esempio di quanto accade a Como all'Università della Terza Età e che raccontiamo in cronaca. Studiare fa bene al nonno, che conoscendo meglio il mondo del credito in versione contemporanea, può abbattere le proprie paure e decidere di addentrarsi in forme di risparmio innovative. Magari partendo anche da poco: può scoprire che, invece di brontolare per le spese della corrispondenza bancaria a casa, ha la possibilità di consultare i movimenti su internet, tanto per cominciare.
Ma sì, studiare aiuta a essere autonomi e mantiene giovani. Senza la tentazione di improvvisarsi cicale.
Marilena Lualdi

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