Impossibile non ricordare la gag di Nanni Moretti davanti all'immagine televisiva di D'Alema, con il regista di Aprile e del Caimano che lo incita a dire, prima qualcosa di sinistra e poi comunque, con conforto, almeno "qualcosa" in un dibattito con gli esponenti di centrodestra.
Il sindaco di Como, Mario Lucini, potrebbe rischiare la berlina dell'allora segretario dei Ds di fronte ai cittadini. In questo caso non c'è in ballo il dire qualcosa e tantomeno di sinistra (figuriamoci da queste parti). Caso mai la punizione da applicare a Lucini potrebbe essere quella del fare. Altrimenti, archiviato il baciare (ne ha ricevute abbastanza di effusioni dagli elettori nel maggio scorso), resterebbero le lettere (ma non è il momento del pensiero bensì dell'azione) o infine il testamento. Proprio da qui si potrebbe partire. Perché amministrare la città non è un gioco da ragazzi come il dire, fare baciare ecc...
Il testamento ha una duplice valenza. Quello redatto dal predecessore di Lucini, Stefano Bruni e quello che potrebbe essere costretto a stilare l'attuale sindaco se non riuscirà a dare quel colpo di reni che Como sta aspettando sempre più ansiosa e meno speranzosa.
Che l'eredità toccata in sorte al numero uno di palazzo Cernezzi sia una razione gagliarda di piombo per le ali, lo sanno tutti. Inutile ribadirlo, come ha fatto sia pur comprensibilmente, Lucini di fronte alla scoperta della devastante e disarmante situazione del patrimonio comunale: qualcosa che, per inciso, è cosa nostra, di noi cittadini elettorali, pagata con il sudore delle tasse versate al Municipio. E dovrebbe servire ad arricchire non a impoverire come invece sta accadendo, la comunità tutta.
Detto questo è chiaro che se l'eredità di Bruni e compagnia stonante fosse stata una fornitura di petali di rose, probabilmente se la sarebbe goduta Laura Bordoli, la candidata del PdL sconfitta da Lucini proprio per questa ragione: i cittadini hanno ritenuto che le spalle dell'attuale sindaco fossero più adeguate a sopportare i carichi di piombo spesso anche tossico lasciati da chi c'era prima al suo posto.
Per ora il cambio di passo annunciato in pompa magna prima del voto si è solo intravisto. E comunque si muove con una velocità che non è quella auspicata dai cittadini. Certo, la buona volontà non manca. Purtroppo di questi tempi è necessaria ma non sufficiente.
La città è ancora tutto traffico, buche, smog, sporcizia e incuria. Il cantiere delle paratie continua ad essere il solito immobile monumento alla dissennatezza e alla sciaguratezza amministrativa. È il dente che duole dove batte la lingua delle aspettative cittadine. Non si vede un passo avanti e, con il passare del tempo, avanza l'incubo di un'altra estate senza lago. Mancano i soldi? Bisogna ingegnarsi per trovarli. La Regione si mette di traverso? Ci vuole la politica per superare l'ostacolo. La città, dopo quello che ha passato, ha il diritto di essere esigente.
Purtroppo non è tempo di ordinaria amministrazione. Lucini faccia qualcosa. Almeno faccia.
Francesco Angelini
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