Fannulloni,
se ci sono
non basta
gridare

Pesano come macigni le accuse lanciate dal sindaco di Cantù Claudio Bizzozero contro i dipendenti comunali "fannulloni".
Pesano come macigni non solo perché rubare lo stipendio, per di più in tempo di crisi, è un crimine oltre che un danno alle finanze pubbliche, ma perché si tratta di accuse generiche.
E se in letteratura nell'indefinito si nasconde l'anima della poesia, come scriveva Giacomo Leopardi, dal punto di vista della politica nell'indefinito si cela un male antico della nostra democrazia: il qualunquismo.
I toni di Bizzozero l'altra sera erano preoccupati, quel "non mi fido" lanciato contro parte dell'amministrazione comunale spaventa: stava parlando di fannulloni che timbrano il cartellino per poi andare a fare la spesa o di innamorati dei social network che passano le ore di ufficio su Facebook? O, peggio ancora, di persone che vogliono sabotare i piani di "rinascita canturina"?
La battaglia contro i fannulloni è sacrosanta, a patto che sia una cosa seria. Altrimenti sparare nel mucchio ha un sapore di vecchia politica, se non di chiacchiera da bar. E ad un sindaco si addicono i fatti, non il cicaleccio. Quindi speriamo che Bizzozero abbia validi elementi in mano per lanciare l'allarme.
E allora si comporti da amministratore quale senz'altro è: avvii un'inchiesta interna, mobiliti il capo del personale, si confronti con le Rsu.
Rifletta anche sull'organizzazione comunale, studi gli strumenti migliori per portare allo scoperto le sacche di improduttività: se la sua è una battaglia reale, troverà ovunque, a iniziare dagli stessi dipendenti onesti che non meritano di finire nel calderone del qualunquismo, l'appoggio alla lotta sacrosanta contro chi ruba lo stipendio.
Altrimenti polemizzare col Pd accusandolo, ancora una volta accorpandolo genericamente a "certi sindacalisti", di difendere i fannulloni è una sparata fuori tempo massimo: le elezioni sono passate da tempo e l'intervento di Antonio Pagani non meritava certo di essere spacciato come una difesa dei furbetti e vale la pena di essere riletto con maggiore attenzione e minor astio.
Soprattutto perché sollecita il primo cittadino a stabilire metodi credibili per valutare l'efficienza della macchina comunale e delle persone che sono chiamate a portarla avanti, in modo da uscire dalla genericità delle accuse e potere finalmente condurre una battaglia che non potrà che trovare consensi unanimi.
Se invece dietro all'allarme furbetti in Comune ci fosse solo la voglia di conquistare qualche titolo di giornale o l'ennesima comparsata in tv, sarebbe un fatto davvero triste e soprattutto dannoso per una città dove, più che di urlatori televisivi, c'è bisogno di amministratori capaci. E alla quale soprattutto non servono altri quattro anni e mezzo di confronto elettorale.
Quindi, sindaco, se ne ha fondato motivo vada avanti: se in piazza Parini c'è chi ruba lo stipendio, convochi chi di dovere. Non si trinceri dietro al fatto di non potere fare nulla: se le sue accuse sono fondate vedrà che avrà dei risultati, i tempi per allontanare chi fa il furbo sono maturi. Cacciare eventuali fannulloni, oltre a fare il bene della città, restituirà anche fiducia a tutti i suoi dipendenti. E vedrà che magari in quel caso strapperà anche un invito a “Porta a porta”. Per parlare di fatti e non di boutade: anche questo sarebbe un piccolo miracolo, con un sindaco che dà lezioni persino a Bruno Vespa.
Piercarlo Battè

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