A Como
tra novità
e paura
del bluff

   A Como abbiamo ottenuto un grandissimo risultato. Il rinnovamento politico della Lombardia inizia dalle sponde del Lario». Matteo Renzi è un tifoso della Fiorentina e sa benissimo - come recitava De Gregori - che «un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia». A lui la fantasia non manca certo. E nemmeno la cura dei particolari.
Così - in un giorno in cui probabilmente aveva ben altro a cui pensare - ha trovato il tempo per una dedica alle due uniche province lombarde dove ha vinto: Como e Lecco. Sì, perché lui al miracolo al ballottaggio ci crede («la cosa divertente - ha confidato ai suoi - è che se non sbagliamo nulla rischiamo davvero di vincere»). Parte dal 35.5% contro il 44,9% di Pierluigi Bersani, che poteva contare sull'appoggio del 90% del Pd. È vero. Ma l'outsider ora ha il vento in poppa.
E dire che quando è arrivato per la prima volta sul Lario, un mese fa, la sua visita in camper era sembrata a molti osservatori (distratti) quasi una gita premio. O, al massimo, un evento simil mondano di successo.
Invece basta scorrere i risultati delle primarie per rendersi conto che il bagno di folla del "rottamatore" all'auditorium del Setificio non è stata una semplice meteora, come già aveva lasciato intuire l'interesse mostrato apertamente da imprenditori del calibro di Taborelli (past president di Confindustria) e Briccola (Cdo), da Galimberti (Confartigianato) e Pontiggia (Bcc).
E così è successo che, a livello provinciale, ha staccato di due punti percentuali Bersani (42% contro 40%, vale a dire 7.619 voti contro 7.384) e si è piegato solo allo sprint nel capoluogo (3.791 votanti e uno scarto di appena tre preferenze: 1.536 contro 1.539). È vero, il segretario nazionale del Pd ha vinto a Cantù, ma negli altri grandi centri (da Erba a Mariano, da Olgiate ad Appiano) il sindaco di Firenze gli ha reso la pariglia. In totale ha vinto in 47 seggi su 85, in 41 Comuni. Un risultato davvero inatteso - almeno in queste proporzioni - se si pensa che i vertici del Pd comasco (dal capogruppo regionale Gaffuri all'on. Braga, alla segretaria provinciale Marelli) erano schierati con Bersani e che il drappello dei sostenitori del "rottamatore" - guidato da qualche amministratore agguerritissimo - aveva pochi mezzi e un camper ancor più scassato.
E allora? Cosa è successo? Come ha dichiarato a caldo il consigliere regionale Luca Gaffuri evidentemente «il messaggio di Renzi ha fatto centro al Nord e, in particolare, in Lombardia», dove ha intercettato la voglia di "rottamare" della gente, di centrosinistra come di centrodestra, «riuscendo a portare ai seggi elettori non abituati a partecipare alle primarie». Un'analisi lucida, quella del principale esponente comasco dei bersaniani, che per altro aveva già ipotizzato a taccuini chiusi un exploit del toscano sul Lario.
C'è chi è andato oltre l'epopea di Davide contro Golia, arrivando a dipingere anche altri scenari: il risultato, insomma, non sarebbe altro che una sonora bocciatura per la classe dirigente locale e, in città, un primo segnale di insofferenza - da non trascurare - dopo l'avvio faticoso della nuova amministrazione targata Lucini. E c'è chi è andato oltre il recinto del centrosinistra, vedendo nel Pdl che tifa Alfano il naturale supporter di Renzi alle primarie, per evitare un ritorno in campo di Berlusconi (possibile nel caso in cui vinca Bersani). O chi, addirittura, ha individuato nel popolo ciellino uno sponsor occulto del sindaco di Firenze. Chissà. Probabilmente in questo guazzabuglio di verità c'è di tutto un po'. Resta il fatto che il risultato, nel Belpaese come sul Lario, ridisegnerà la geografia interna del centrosinistra e i rapporti di forza nel Pd. Gaffuri ha messo subito le mani avanti: «Una sconfessione per chi ha sostenuto Bersani? E perché mai? È una bella sfida, ora c'è un'altra settimana di campagna prima del ballottaggio. E poi vediamo». Vedremo sì, con grande interesse. La sfida si annuncia molto incerta e, comunque vada a finire, porterà probabilmente qualche volto sconosciuto al grande pubblico sotto i riflettori in vista delle prossime elezioni. Le regionali e le politiche sono dietro l'angolo.
Emilio Frigerio

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