Se Como
si divide
anche
sul Natale

Como Città Balocchi, c'è mai stato un anno in cui non ci sono state polemiche e litigi sull'iniziativa? Forse, giunta a 19 anni, la manifestazione natalizia dovrà pur avere avuto, almeno il primo anno, il consenso unanime. O forse  no. Il gusto di dire no non muore mai. Tant'è, ciò che conta è l'oggi e oggi c'è la polemica che divide la città.
Le casette? Non vanno bene in piazza Duomo, stavano meglio in piazza Cavour. La ruota? Da terzo mondo. La pista di pattinaggio? Cos'è? E davanti al teatro poi. Le luci, mamma mia! Forse vivere in città affina i gusti e rende più pretenziosi.
Lo conferma il fatto che chi viene dalla provincia apprezza spesso luci, mercato e annessi del Natale comasco. Certo, riconosce i nei dell'iniziativa, ma poi ci porta i bambini e ritrova un po' di calore, umano, passeggiando mano nella mano tra i rilfessi delle, (brutte?) luci.
Sì, forse questa volta la Città dei Balocchi sembra un po' disordinata e sparpagliata, non è più tutta lì, comoda, in piazza Cavour. Ma anche allora si criticava proprio l'ammassoi. Però, il disordine, non è forse nel voler litigare comunque, anche a Natale? Certo che esistono problemi nell'organizzazione della Città dei Balocchi, difficoltà, gradini, nodi che non si sciolgono mai, figuriamoci poi adesso che mancano ancora di più i soldi. Ma la sensazione è un po' quella di avere lo stesso problema della complicata storia "L'amore delle tre melarance" di Gozzi. Tre problemi per la verità, con i quali tutti facciamo i conti tutta la vita: la malinconia, l'impazienza, l'antagonismo.
Il principe della storia era malinconico (chi non lo è un po' sotto Natale?) e fu una vecchina a indicargli il sorriso: trovare la bella nascosta in una di tre melarance che gli regalò, da aprire solo davanti a tre fontane. Ma il principe non riuscì proprio ad avere pazienza. Cercare tre fontane? Dai, che fatica (sono già 19 anni che la Città dei Balocchi tenta di migliorarsi, basta!). Il principe aprì allora subito il primo frutto, comparve una ragazza meravigliosa che subitò sparì, aprì la seconda, stessa sorte (ogni volta sembra che i Balocchi siano quelli giusti e belli e poi, puf...). La terza la aprì a una fontana, la ragazza bella rimase e si promisero sposi (l'assessore Cavadini chiede pazienza, perché, promette, applicherà una legge che darà più lustro al centro storico e si sarà tutti felici). Il principe lasciò la sposa e andò a prendere la carrozza. Per farla breve, l'aspirante principessa venne trafitta al capo da una giovane antagonista e divenne colomba. Il principe sposò la concorrente (non è facile resistere alla tentazione della vittoria sui rivali), la colomba finì quasi in pentola, ma una goccia del suo sangue fece germogliare un meraviglioso albero di melarance (dalle critiche rimpallate può anche nascere l'armonia, volendo). La bella rinacque in uno dei frutti regalato a una vecchina e diventò la sua colf. Fu un sacerdote a convincere l'anziana a liberare la giovane e presentarla al principe (l'arciprete dice che le casette non disturbano il Duomo, far festa e stare bene insieme non fa male) affinchè si sposassero. Non è che, solo per provare, si può imparare dalla colomba? Dalle critiche può nascere la voglia di Natale, solo di Natale. Di tristezza ce n'è già troppa.
Carla Colmegna

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