Il degrado
si infila
tra le pagine
dei libri

   D'accordo: non tutti sono tenuti a comprendere l'esclusivo rapporto di Helene e Frank, protagonisti del delicato romanzo epistolare "84 Charing Cross Road", storia di un legame sentimentale a distanza incentrato, fondato anzi, su una comune passione per la letteratura, ma siamo convinti che in tanti, dal divoratore di gialli all'appassionato di fumetti, dal compulsatore di ricettari fino all'agnostico che, in libreria, ci mette piede solo una volta all'anno per i testi scolastici dei figli, condividiamo un certo rispetto per i libri, piccoli scrigni di carta colmi di parole. Ecco la ragione per cui la notizia, proveniente da Cernobbio, secondo la quale il tetto della locale biblioteca fa acqua a più non posso trasformando così, in caso di pioggia, il tempio della lettura in una sorta di acquario in cui i libri nuotano come pesci in cattività, con le enciclopedie nella parte delle balene e le plaquette di poesia in quella dei pesciolini più umili, è particolarmente dura da digerire. Il lamento dell'assessore competente suona definitivo: "Dispiace, ma al momento non abbiamo soldi per la riparazione". Il meglio che può fare, l'assessore, è assicurare che i libri in sé non sono in pericolo e che la stagione delle piogge verrà affrontata con sopportazione oltre a un adeguato numero di secchi disseminati sul pregiato parquet di inizio '900.
Una consolazione, ma non basta. Di fronte alle difficoltà finanziarie del Comune di Cernobbio, condivise da tanti enti locali, difficoltà che rendono impossibile assicurare la protezione della biblioteca, è inevitabile pensare con amarezza al progressivo degrado che va colpendo città e paesi. Alle strade dissestate ci abbiamo fatto purtroppo l'abitudine, alla disordine e alla sporcizia, figli di una malefica alleanza tra la crescente diseducazione e le ridotte risorse economiche, sembriamo rassegnati, ma quando la disfatta amministrativa supera la soglia della biblioteca, quando la rovina si aggira tra gli scaffali, allora l'impressione è anche più grande.
Possiamo metterla come ci fa più comodo, possiamo pure raccontarci che, a ben vedere, le cose non sono poi così gravi se i libri in sé non rischiano di fare la muffa, ma dobbiamo ammettere che da Cernobbio arriva un segnale inquietante. La sacrosanta lotta allo spreco, le gestione oculata del denaro pubblico, questioni che tanto hanno concentrato l'interesse della gente, non possono far strada al dissolvimento di un patrimonio il quale, anche se non valutabile in euro, è comunque fondamentale. Il risanamento economico dei conti pubblici, essenziale per garantire un futuro al Paese, non potrà dunque essere conseguito disperdendo valori che, a conti fatti, potrebbero rilevarsi anche più preziosi. Speriamo non accada e auguriamoci che il caso di Cernobbio rimanga circoscritto. A proposito di speranza, Emily Dickinson sosteneva che "è quella cosa con le piume": non vorremmo che nelle biblioteche pubbliche i libri diventino cose con le pinne.
Mario Schiani

 

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