Non sentirsi più sicuri nemmeno a casa. Nella propria camera da letto. Il dramma vissuto dalla signora di Salita Peltrera provoca un sentimento immediato, difficile da definire: un misto di rabbia, paura, preoccupazione, senso di ribellione. Pensi a questa donna cinquantacinquenne, che vive sola e che si trova puntato un coltello alla gola nel cuore della notte, che urla e viene presa a sberle, e subito in lei vedi i tuoi figli, tua moglie, tua madre.
Scacci il pensiero dicendoti che è solo un episodio e che ai tuoi cari non accadrà mai. Ma sai che te la racconti. Accendi il telegiornale e senti che il giornalista e scrittore Sergio Zavoli è stato picchiato e rapinato nella sua villa alle porte di Roma. Di più. È stato minacciato di morte e sottoposto alla roulette russa. Sfogli il giornale (di ieri) e leggi che il titolare dell'Ademark di Villa Guardia è stato rapinato, a sua volta, nel posteggio del negozio. A poca distanza i carabinieri erano impegnati nei rilievi per una cassaforte smurata a colpi di piccone, in pieno giorno. Sarà un caso. Sfogli, allora, "La Provincia" di oggi. Ci trovi la signora di Salita Peltrera («lo spavento che ho preso io non lo auguro a nessuno», ha confessato ancora sotto choc a una vicina); il professionista di Lurate Caccivio in balia di una coppia di ladri in fuga, che si sente dire «stai zitto e non ti facciamo niente»; i ladri che rubano grana e fontina all'asilo di Caslino al Piano. Ma cosa sta succedendo? Gli addetti ai lavori spiegano che l'escalation è all'ordine del giorno sotto Natale. D'accordo. I dati dicono che una famiglia su mille, lo scorso anno, ha subito la visita dei ladri e che si tratta, in assoluto, del reato più denunciato in riva al Lario. D'accordo anche questo. Gli studi - come quello sulla qualità della vita - segnalano proprio nei furti in casa l'elemento più critico per la nostra realtà. Ce ne siamo accorti.
Come ci siamo accorti che, complice la crisi, i ladri si sono fatti sempre più spregiudicati: colpiscono spesso in pieno giorno, sono pronti a trasformare il furto in rapina una volta scoperti, hanno quasi sempre un'arma per minacciare i malcapitati, anche per quattro soldi (il bottino di Salita Peltrera è stato di 300 euro). E ancora: ai professionisti in trasferta, sempre più spesso, si sostituiscono bande di disperati pronti a tutto (e per questo più pericolosi), che trovano rifugio in zone abbandonate della città e dell'immediata periferia, trasformate in rifugio e alveare per azioni criminali.
Fare un'analisi sommaria è fin troppo semplice. Più arduo trovare una soluzione. Come contrastare questa emergenza? «Ci dobbiamo dare da fare, a prescindere dalle classifiche», ha detto nei giorni scorsi il questore Michelangelo Barbato. «Dobbiamo - ha aggiunto - incentivare la prevenzione, in tutte le sue forme. Gli agenti di polizia, per esempio, devono "ficcare il naso" maggiormente nelle situazioni più sospette». Facile, in teoria. I tagli alla sicurezza, denunciati ripetutamente dalle stesse forze di polizia, non aiutano certo. E qui è lo Stato che deve intervenire, mettendosi in testa che la sicurezza della gente non può essere considerata un optional e che nella scala delle priorità da "spending review", forse, ci sarebbero ben altre sforbiciate da mettere in conto. Ma c'è un altro aspetto sottolineato dal questore, che ci riguarda tutti da vicino: «Anche i cittadini ci possono dare una mano. Qualsiasi cosa di strano notino, anche un rumore sospetto nell'appartamento del vicino, devono chiamare la polizia. Meglio una chiamata in più che una in meno». Questo ce lo dobbiamo cacciare bene nella zucca. Solo il senso della comunità, della solidarietà e della vicinanza collettiva può fare da cordone sanitario contro la criminalità. Già, perché l'unico modo per non vivere nella paura a casa propria è la consapevolezza di non essere mai soli. Solo così faremo sentire loro braccati. E non noi.
Emilio Frigerio
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