Effettivamente è così: l'Europa mette il naso nelle vicende interne dell'Italia. La questione Berlusconi enfatizza il disagio di un Paese che non è stato in grado negli anni passati di far fronte al proprio debito pubblico ed ha vissuto al di sopra dei propri mezzi.
Il ministro degli esteri tedesco non è un gigante della politica tedesca, ha dovuto rassegnare le dimissioni da presidente del suo partito per incapacità. Ha subito un tracollo di consensi e dal 14 % del 2009 è rotolato al di sotto del 4%, il che vuol dire che nel prossimo parlamento tedesco di questo passo la Fdp non trova rappresentanza. Eppure si sente legittimato nel criticare l'ex capo del governo italiano. Al punto in cui siamo tutti in Europa si sentono in diritto di prendersela con Berlusconi ed il motivo è semplice: è indifendibile. Nemmeno presso quelle forze che dell'avversione all'euro e all'Europa hanno fatto una bandiera: Marina Le Pen in Francia si guarda bene dall'avere contatti con l'uomo di Arcore. La stessa rappresentanza al parlamento europeo del Pdl, cioè del partito evocato dal predellino di una delle auto tedesche del capo, solidarizza con il Ppe e di fatto rinnega il suo fondatore.
A giustificazione del suo allontanamento dalle posizioni dei popolari europei l'uomo che crede solo nel potere adduce il fatto che la lotta all'euro porta voti. Ed è questo che lo avvicina visceralmente ad un certo tipo di elettore che ha della politica la sua stessa visione: senza principi. Il patto sin ad ora era chiaro: tu politico fai quello che ti pare ma lo lasci fare anche a me. E' questa la libertà per la quale ci si è battuti in questi anni. Ovvio: un equivoco. L'evasione viaggiava alla grande e il debito pubblico anche. La corruzione viene da qui. Ma portava voti. Adesso che un quarto delle famiglie italiane è a rischio povertà, che lo spettro greco con una disoccupazione sempre crescente si avvicina, che i risparmi vengono intaccati perché con gli stipendi non si arriva a fine mese, con un 2013 che si preannuncia come il 2012, adesso la politica può solo promettere lacrime e sangue. Cioè responsabilità. Da qui parte l'uomo di marketing per andare in controtendenza e vendere il suo prodotto. Si associa come Grillo alla protesta e dice che la colpa è degli altri. Come se lui al governo non ci fosse mai stato.
Ma vi è uno zoccolo duro che gli porta voti: sono coloro che nella politica mai hanno creduto se non accompagnata dalla corporeità degli interessi. Ciò a cui si crede sono gli attributi, il vitalismo, l'energia di chi non si rassegna. Il cavaliere se ne fa vanto e cavalca il consenso. Perché difendere la bottega è sacrosanto ed è morale. Anche quando è illegale. Ed è in questo processo di identificazione che sta il successo di vent'anni di berlusconismo. Berlusconi l'arcitaliano. E' l'etica lo spartiacque con l'Europa. E se non lo si capisce ecco che ci pensano gli altri a farcelo sapere.
Alberto Krali
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