In uno dei tanti suoi riusciti film, “Il moralista”, Alberto Sordi interpreta il ruolo di un occhialuto e occhiutissimo censore dei costumi, pronto a gettarsi addosso a qualunque forma di pseudo pornografia. Questo di giorno. Di notte, invece, l'Albertone si muta in un disinvolto gestore di night club e procacciatore di bellezze dai facili costumi. Un classico della commedia all'italiana. All'italiana, ma forse, ora anche alla padana.
Si è visto davvero di tutto nella ultradecadente politica nel crepuscolo della Seconda Repubblica. Ma uno Stefano Galli nei panni del moralista sordiano è qualcosa che riesce ancora a far sgranare gli occhi. Perché se la Lega Nord è stata il partito dei duri e puri, l'attuale capogruppo in Regione dei lumbard aveva l'immagine del più duro e del più puro di tutti. Al punto che, quando le gomme del Carroccio hanno cominciato a diventare molli, lui ha finito per pagare anche qualche prezzo alla sua coerenza. Di certo, allora l'aveva fatto di tasca propria. Poi, se è vero quanto sta emergendo dall'inchiesta sulla rimborsopoli lombarda, ha deciso di usare la nostra di tasca. Pensare che Stefano Galli, durante la sua esperienza di commissario della Lega comasca alla fine degli anni '90. si era guadagnato il soprannome di “Epurator”. Perché il precursore della ramazza evocata da Maroni dopo i casi di Belsito, del Trota e di Rosy Mauro, era stato proprio lui, lecchese inviato da Bossi sull'altro ramo del lago per fare pulizia.
Ed “Epurator” aveva preso sul serio il mandato. Non si contarono le teste cadute sotto la sua gestione, non dissimile al Terrore post rivoluzione francese. Chiunque si permettersi di deviare, anche di un millimetro, dalla linea tracciata dal Senatur, era accompagnato all'uscio della Lega, con modi spicci, dall'irriducibile commissario. Tra le vittime di Galli si contarono due ex parlamentari: Gabriele Ostinelli e Luca Leoni Orsenigo (sì l'uomo del cappio sventolato a Montecitorio in piena Tangentopoli) oltre ed ex segretari e svariati notabili del Carroccio comasco. Qaulcuno di loro è riapparso con un'altra divisa, come l'attuale sindaco di Cernobbio del Pdl. Simona Saladini, cacciata da “Epurator” in formato famiglia assieme al marito.
L'attività di questo Torquemada padano era frenetica. Non passava giorno senza che qualche leghista lariana si ritrovasse fuori dal partito. E tra i superstiti serpeggiava il terrore. Terminato il lavoro “Epurator” lasciò il Lario per la Regione, senza mai smentire la sua fama di duro e puro ribadita anche in alcuni scontri interni al partito.
La Lega intanto cambiava. Alla lotta aveva sostituito il governo: a Milano come a Roma. Epurator si era adeguato magari senza troppo entusiasmo,
Alla fine forse si è adattato anche troppo. Perché, al di là dell'eventuale rilevanza penale di quanto sta emergendo a suo carico, l'idea che Galli abbia utilizzato i rimborsi regionali per il pranzo di nozze della figlia, rischia di mandare in frantumi una reputazione consolidata negli anni.
E' come se Bravheart, d'improvviso, scolorasse in un donCicciobaciamolemani qualsiasi.
Chi ha conosciuto il Galli Epurator fa davvero fatica a credere a quanto si sente in questi giorni. Forse allora è vero quanto predicavano gli antichi: Grecia capta ferum victorem cepit. In sostanza la Grecia conquistata corruppe con i suoi costumi Roma che la conquistò. Per Epurator il barbaro, almeno da quanto emerge dall'inchiesta, è bastata Milano. Se le accuse fossero vere, in un sussulto della vecchia coerenza, forse Epurator dovrebbe epurarsi.
Francesco Angelini
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