Remare tutti insieme, nella stessa direzione. Como si salva solo così, ripete in ogni occasione il sindaco Mario Lucini. Un appello rivolto a tutta la città e in particolare a quelle che ama definire «forze vive». Lucini conta sul sostegno di associazioni, imprenditori e dei singoli cittadini. E non potrebbe fare altrimenti, visto che le casse del Comune sono sempre più vuote e arrivano di continuo novità tutt'altro che rassicuranti.
L'ultima doccia fredda, in ordine di tempo, riguarda il Piano di governo del territorio, lo strumento che andrà a sostituire l'attuale piano regolatore. Como non lo approverà nei temi richiesti dalla Regione (fine anno) e di conseguenza l'attività edilizia subirà uno stop quasi totale. Le responsabilità non sono certo dell'attuale amministrazione, che ha accelerato al massimo la pratica, ma ricadono sui predecessori, incapaci di portare in aula il documento in tempo utile. Il dato di fatto è che, in assenza di una proroga (era stata promessa dal Pirellone ma è rimasta sulla carta), dal primo gennaio in città saranno consentiti solo interventi di manutenzione. Risultato: imprese edili e artigiani fermi, cittadini infuriati, e per il Comune un buco da un milione e mezzo di euro. A tanto ammontano, infatti, gli oneri che Palazzo Cernezzi avrebbe potuto incassare nella prima metà dell'anno. Invece non riceverà un centesimo fino a quanto il Pgt non verrà approvato in consiglio (si parla di giugno) e l'edilizia ripartirà.
Se a questo aggiungiamo il taglio dei trasferimenti statali - qualcosa come 5 milioni di euro nel 2013 - si comprende la preoccupazione di Lucini e della giunta. Di qui l'appello ai privati, fondamentali per sbloccare anzitutto la complicatissima operazione paratie. Gli albergatori del lungolago hanno già deciso di finanziare uno studio di fattibilità, mettendo sul piatto fino a 40mila euro. Il sindaco, tuttavia, ha già lasciato intendere che serviranno aiuti “esterni” anche per riaprire provvisoriamente il tratto di passeggiata verso i giardini, l'estate prossima. I comaschi, ne siamo certi, risponderanno nel migliore dei modi, nonostante il periodo di crisi.
E sono pronti a dare un contributo anche per altre operazioni, magari meno onerose e complesse (basta pensare ai cittadini che hanno deciso di ripulire i muri della città dalle scritte dei writers). Ma ad una condizione: dall'altra parte (leggi: dall'amministrazione) devono esserci serietà e credibilità. Qualità che, finora, Lucini ha mostrato di possedere. Anche se le sfide più impegnative devono ancora arrivare
Il sindaco dovrà evitare passi falsi, nonostante l'inesperienza. «Gli errori non si fanno per inesperienza», sostiene Lucini nell'intervista che pubblichiamo oggi. E cita la vecchia giunta di Stefano Bruni. La mente corre subito al lungolago e a un'amministrazione che riuscì nell'impresa di tassare Gianluca Zambrotta (per l'occupazione di suolo pubblico) proprio dopo che il calciatore aveva messo mano al conto in banca per rendere fruibile una parte della passeggiata, due estati fa.
Credibilità, dicevamo. Una parola che significa anche - a maggior ragione in questo particolare momento - evitare lo spreco di soldi pubblici. Di consulenze a raffica e rimborsi ne abbiamo abbastanza. Lucini, su questo punto, finora ha dato segnali incoraggianti, a partire dalla riduzione del numero degli assessori. Nei prossimi giorni è atteso da un'altra prova: la nomina dei rappresentanti del Comune in enti e società. Anche in questo campo dovrà dimostrare di saper dare un taglio rispetto al passato, lasciando da parte le appartenenze politiche e scegliendo solo in base alle competenze. Se non si eliminano i vizi della vecchia politica, non si può pretendere che i comaschi tendano la mano.
Michele Sada
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