Nulla da obiettare a chi ha ottenuto tale somma e ne approfitterà per intervenire in senso positivo sul sistema ecologico del nostro territorio. Ma se si pensa che investimenti come questi l'Unione Europea ne destina a centinaia, la notizia da simpatica, diventa fastidiosa.
Il nuovo anno si apre come si chiude quello appena concluso. Gli italiani stanno già facendo i conti di quanto costeranno le nuove e vecchie tasse sui bilanci famigliari. Il nostro Paese ne inventa una al giorno per rispondere ai criteri imposti dall'Unione. I conti devono quadrare e l'unico modo è chiedere agli italiani sacrifici che molti non sono più nemmeno in grado di onorare.
Ivie, Tobin Tax, Tares; nomi impronunciabili per certificare come la pressione fiscale salirà in questo 2013 appena iniziato, dal 44% del 2012, al livello record del 45,3%. In pratica ciascuno di noi lavorerà sei mesi all'anno per pagare le tasse e i rimanenti sei per sopravvivere. Sotto la scure del fisco soprattutto la casa e gli investimenti finanziari. Non gli investimenti milionari, quelli restano al sicuro fuori dal nostro territorio. Magari i risparmi delle famiglie, tenuti gelosamente su conti correnti che già non fruttano nulla e che tra poco potrebbero essere saccheggiati dalla nuova imposta.
I comuni del nostro territorio, come del resto del Paese, sono condannati a cercare ovunque risorse che non arrivano più dallo Stato. Chi può aumenta tutto ciò che è di sua competenza. E non potrebbe probabilmente fare in maniera diversa. A rischio in molti casi ci sono i servizi essenziali: il sistema scolastico, l'assistenza alle fasce più deboli, più in generale i servizi sociali.
Le famiglie in difficoltà, quelle che davvero non reggono più l'urto della crisi, sono sempre più numerose. E le altre famiglie, quelle che ancora resistono, sono chiamate a pagare sempre di più, rischiando così di scivolare a loro volta sotto la soglia di povertà.
Questo è il quadro di un Paese che resiste nonostante tutto. Che non si lamenta, che affronta con coraggio (e non potrebbe fare diversamente) le sfide che il momento impone. Ma c'è un limite invalicabile, oltre il quale anche il coraggio non basta più. Se l'Europa ci impone sacrifici enormi per non correre il rischio di restare fuori, almeno eviti di sperperare denaro in mille progetti che lasciano il tempo che trovano. Le rane Latasta o i gamberoni di lago saranno anche importanti, ma forse sarebbe meno ridicolo usare il denaro in altro modo, magari per creare nuova occupazione. Nessuno ci accusi di facili polemiche. Non è questo il punto; semplicemente non è più il tempo dello sperpero. Nessuno, in questo Paese, è più in grado di sopportarlo.
Massimo Romanò
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