Papa Giovanni volle indicare in verità, libertà, amore e giustizia i quattro fondamenti della convivenza pacifica.
Dobbiamo purtroppo constatare che la pace, la stabilità e la sicurezza in numerose aree del mondo vengono oggi sempre più messe a rischio da gravissimi episodi di intolleranza
religiosa, tensioni settarie e derive fondamentaliste. Secondo stime attendibili, nell'anno che si è appena concluso oltre 100 mila cristiani nel mondo hanno perso la vita per la loro fede. È di pochi giorni fa l'ennesimo eccidio perpetrato in Nigeria ai danni di persone inermi di religione cristiana dalla setta di Boko Haram, che ha mietuto più di tremila vittime negli ultimi tre anni. Non ci si può e non ci si deve rassegnare. È indispensabile un punto di svolta nell'impegno della comunità internazionale per far sì che la fondamentale battaglia di civiltà contro l'intolleranza religiosa venga vinta.I governi e le forze politiche sono chiamati a fare sino in fondo la propria parte, con una dose di coraggio e senso di responsabilità commisurata alla portata dell'obiettivo. È necessario coinvolgere in questo sforzo anche le società civili, destinatarie di numerose iniziative, fra cui la creazione di un Osservatorio sulla condizione della libertà di religione nel mondo, il cui Protocollo istitutivo firmavo a Roma, centro universale di dialogo interreligioso, esattamente un anno fa.
In questi mesi, l'Italia ha posto il tema della libertà religiosa al centro del dibattito internazionale, con un'azione intensa e costante svolta sul piano bilaterale, europeo e multilaterale. Nella profonda convinzione che la libertà di religione sia un catalizzatore fondamentale per la promozione di tutti i diritti umani, l'Italia ne ha fatto il fulcro della dimensione etica in politica estera. Abbiamo in particolare promosso il diritto delle comunità religiose, e soprattutto delle minoranze, a manifestare in pubblico le proprie convinzioni e le proprie sensibilità.
La libertà di religione non deve infatti essere limitata alla sola libertà di culto, né tanto meno può essere confinata alla sfera individuale e privata, o ridursi a semplice riconoscimento formale da parte dello Stato. Esiste, piuttosto, un «obbligo di fare», che spetta innanzi tutto ai governi, per vincere i pregiudizi e le varie forme di estremismo. Come ha affermato il partigiano cattolico Primo Mazzolari, «la libertà è l'aria della religione».
La libertà di religione deve dunque comprendere il diritto di credere o non credere, di convertirsi, di pregare anche pubblicamente, di educare ed essere educati, di contribuire alla riflessione pubblica e di partecipare alle scelte politiche. Questa convinzione, che i due rami del Parlamento hanno ribadito solennemente nel gennaio del 2011 con due atti di indirizzo votati all'unanimità, ha ispirato il nostro impegno.
L'Europa è stato un ambito di azione prioritario. Ho insistito molto a Bruxelles, in questi mesi, per stimolare l'Unione europea ad assumere, sul tema della libertà religiosa, un profilo più alto e ad adottare misure concrete. In un anno sono stati compiuti passi avanti molto importanti. L'Unione europea ha creato una task force con precisi strumenti, compreso un meccanismo di allerta rapida. Ho ottenuto, dopo intensi negoziati che hanno visto l'Italia protagonista, che la nuova Strategia dell'Ue per i diritti umani indicasse la libertà religiosa tra le priorità, con l'individuazione di un Piano d'azione operativo e la nomina di un Rappresentante speciale.
L'Europa ha anche messo a segno un significativo risultato a New York. Due settimane fa, la sessione plenaria dell'Assemblea generale dell'Onu ha adottato, per consenso, la Risoluzione sulla libertà di religione e di credo promossa dall'Unione europea, insieme ad un'altra, di simile contenuto, presentata dall'Organizzazione per la conferenza islamica. Si è potuto così consolidare l'analogo risultato conseguito nel dicembre del 2011.Questo importante successo è stato determinato anche dal forte impegno dell'Italia. Ho riunito, con il capo della diplomazia giordana Judeh, alla fine di settembre a New York, ministri d'ogni fede e cultura, e rappresentanti di associazioni ed organizzazioni non governative attive nel settore della formazione, per discutere della necessaria collaborazione fra governi e società civili allo scopo di sostenere le libertà degli individui con progetti incisivi di educazione ai diritti ed alla tolleranza. Cinque mesi prima avevo aperto a Jakarta, con il mio collega indonesiano Natalegawa, una Conferenza dedicata al dialogo fra religioni, in occasione della mia visita nel Paese più musulmano del mondo in termini di popolazione, l'87% di 238 milioni di abitanti.Occorre proseguire in questa direzione, l'unica che può dare frutti concreti, incoraggiando soprattutto il rispetto dell'identità dell'altro, principio riconosciuto da tutte le religioni universali. Ed è per questo che oggi, all'inizio del nuovo anno, a testimonianza della continuità e della priorità di questo tema, come primo atto ufficiale della politica estera italiana del 2013 viene lanciato il seminario internazionale che si svolgerà l'11 febbraio alla Farnesina. Sèguito naturale della riunione di New York, l'incontro di Roma sarà allargato alle università, ai centri di ricerca, e ai media, compresi i social network. Si tratta di attori che devono diventare veri e propri «agenti della conoscenza», impegnati a favorire il dialogo tra fedi, culture e civiltà. La tolleranza non basta. Bisogna lavorare per una vera coesistenza, basata sul pieno rispetto dell'identità dell'altro.
Con questo spirito vorrei concludere ricordando che, fra qualche giorno, ricorreranno i tre anni dalla scomparsa di uno dei figli più valorosi della nostra comunità, unita nei valori e nei sentimenti: padre Gian Battista Maffi, missionario bergamasco che dedicò la sua esistenza alla solidarietà verso gli ultimi e più poveri, e spese quelli che sarebbero stati i suoi ultimi anni di vita negli studi arabi e islamisti, intessendo profonde relazioni con molti studiosi musulmani. Per onorare figure come la sua, ed i martiri di tutte le fedi, dobbiamo sempre lasciarci guidare da uno dei tanti preziosi insegnamenti contenuti nella «Pacem in terris»: l'autorità è soprattutto una forza morale, deve quindi in primo luogo fare appello al dovere, che ciascuno ha, di portare volenterosamente il suo contributo al bene di tutti.
Giulio Terzi
ministro degli Esteri
© RIPRODUZIONE RISERVATA