M i si nota di più se ci vado, se non ci vado o se ci vado e resto in disparte? Cambiato l’incipit in "mi conviene", questa celebre citazione di Ecce Bombo, il film di Moretti fotografa alla grande le elezioni del prossimo mese.
Sarà infatti la tornata di quelli che si buttano o la va la spacca, di coloro che corrono sapendo di non avere speranze ma soprattutto di chi preferisce aspettare il prossimo giro. La scommessa di molti da Renzi ad Alfano passando per Tosi, Passera e lo stesso Monti dopo la stupefacente metamorfosi politica che lo ha portato a dilagare in televisione e promettere tagli di quelle tasse da lui aumentate (a quando il lifting e l’acquisto di una squadra di calcio?) è che la legislatura ventura sia di breve durata e bruci i protagonisti annunciati: Bersani, Maroni e il Berlusca su tutti. Sarà per questo clima da proroga dell’agonizzante Seconda Repubblica che di facce nuove sui manifesti e nelle liste ne vedremo ben poche. A parte le forzate eccezioni di chi si affaccia per la prima volta nell’agone elettorale delle politiche e delle regionali lombarde (Montiani, Movimento Cinque Stelle di Grillo e Fare di Oscar Giannino), l’impressione è che gli altri anche sul Lario stiano rimettendo sul fuoco minestroni stagionati.
La ricomparsa sulle scene di un peraltro degno rappresentante della vecchia Dc come Giuliano Sala, già consigliere regionale con le insegne dello Scudo Crociato e poi assessore di Forza Italia è emblematica. Sala si offre come candidato al Parlamento per quel Pdl che dopo l’abbandono della nave in burrasca da parte del senatore coordinatore Alessio Butti ora fratello d’Italia (e in corsa per la sesta volta a Roma), ha richiamato in servizio Mario Alberto Taborelli. Anche lui persona di indubbie qualità personali e politiche. Che peraltro ha avuto modo di esercitare con il ruolo di deputato azzurro nel secolo scorso.
I pissi pissi sulle candidature della variegata galassia di centrodestra e della stessa Lega non sembrano foriere di sconvolgenti novità. Già sui blocchi di partenza si annunciano i vari Gaddi, Tambini e Bianchi. Forse resteranno fermi coloro che sono rimasti invischiati nello scandalo di Rimborspoli. Ma non tutti.
La musica non cambia nell’altra metà del cielo politico comasco. Quando si tratta di scegliere i candidati la febbre bipartisan dilaga. Nel Pd appaiono inevitabili le presenze di Chiara Bragia (deputato uscente) e Mauro Guerra (sui seggi della Camera negli anni ’90) vincitori delle parlamentare. E non mancherà, in Regione, il terzo giro di giostra del sempre emergente Luca Gaffuri, capogruppo uscente del partito di Bersani e assessore in pectore.
Una conferma doverosa quella dell’esponente di Albate campione di preferenze alle scorse elezioni. In lista con lui però si annunciano, in ossequio al principio delle quote rosa, due lady non proprio sconosciute: Savina Marelli, storico consigliere comunale di Mariano e segretario provinciale del partito o Rosangela Arrighi, già sindaco di Lomazzo nonché consigliere provinciale.
Qualche faccia nuova comparirà solo per l’obbligo di concedere spazio agli esponenti della minoranza renziana.
Insomma, anche a Como, al taglio di nastro della Terza Repubblica si presenteranno esponenti della Seconda e della Prima. In ossequio all’eterna massima del Gattopardo sempre valida in politica: bisogna che tutto debba cambiare perché nulla muta. Anche se, ovviamente, sono tutti per il rinnovamento.
Francesco Angelini