Ricapitoliamo. Giovedì mattina a essere presa di mira è stata la Banca Intesa San Paolo, con una duplice evacuazione delle filiali di via Rubini e piazza Cavour. Il risultato? Piazza Volta chiusa per quasi due ore. Il salotto buono di Como transennato e off limits per oltre un'ora. Dipendenti e clienti spediti fuori in fretta e furia. Apprensione negli appartamenti e negli uffici circostanti. Traffico in tilt. Decine di uomini delle forze dell'ordine - tra carabinieri, polizia e vigili urbani - impegnati a isolare ampie fette del centro città. Fine del cinema? Niente affatto. Ieri (non si può certo dire a gran richiesta) è andata in scena la replica in un'altra zona centralissima: via Volta. Proprio a due passi dalla Prefettura. Destinatari delle telefonate anonime non più istituti di credito, ma due uffici legali al civico 62, nella casa natale dell'inventore della pila. Quando le segretarie hanno risposto al telefono il mitomane ha annunciato la presenza di un ordigno nel palazzo. Rispetto al giorno prima nessuno ha abbandonato l'edificio, ma è scattata la telefonata al 112. Due pattuglie della polizia, con i lampeggianti accesi, hanno immediatamente isolato via Volta. E oltre cento metri di via sono stati transennati, impedendo a chiunque - auto e pedoni - di passare. Il sopralluogo ha richiesto oltre un'ora, con tutto il corollario di disagi del caso. Anche ieri, fortunatamente, l'allarme si è rivelato falso e un'altra porzione di città è uscita dallo scacco indenne.
Per carità, come recita un detto mai tanto attuale, la mamma dei cretini è sempre incinta. Tanto è vero che per anni le scuole superiori e il tribunale cittadino sono stati subissati di telefonate simili, spesso passate sotto silenzio al grande pubblico. Anche il questore, interpellato ieri, propendeva per la "prevalenza del cretino". «Evidentemente in giro c'è qualcuno a cui piace scherzare», ha dichiarato con amara ironia. Più articolata, e per certi versi allarmante, la lettura offerta dallo psichiatra Cesare Piccinini, famoso per aver seguito casi di cronaca come quello di Ferdinando Carretta, che sterminò la famiglia nell'89: «Mi pare che l'obiettivo sia istituzionale, il monito socio-politico. Sono stati presi di mira obiettivi "ricchi" come le banche, il centro storico prestigioso, gli uffici di due legali. Pare che l'autore voglia dire: mentre qui i soldi e il potere non mancano, ricordatevi che c'è gente che soffre e i soldi non li ha più». Chissà.
Scherzo, vendetta, messaggio cifrato di una persona disperata o segnale socio-politico? In tutti i casi la speranza è che l'autore la smetta. Anche se ritiene di avere subito un torto o ce l'ha con il mondo certi gesti non servono a nulla, se non a scatenare l'emulazione più idiota, che potrebbe provocare guai ancora più seri. Provate a pensare se l'allarme avesse riguardato zone più nevralgiche o cosiddetti obiettivi sensibili, ad esempio. E allora? Stop, due giorni di cinema bastano e avanzano. E poi c'è un fascicolo aperto in tribunale per procurato allarme. Quando si scherza con la legge prima o poi si finisce per inguaiarsi. Sempre.
Emilio Frigerio
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