Una calcolatrice con annessi pochi rudimenti di matematica, un po' di buon senso e un paio di occhiali per combattere la miopia sarebbero infatti bastati a evitare un nuovo salasso alle già martoriate tasche dei contribuenti comaschi. Per i quali il 2013 si apre con un nuovo doloroso balzello, ideato e voluto - miracoli della burocrazia - da un ente fantasma: quell'amministrazione provinciale cancellata, anzi no, dal governo Monti.
Il senno di poi, si diceva: se i consiglieri provinciali non si fossero regalati iPad, bandierine, gazebo, depliant elettorali (spesa complessiva 78mila euro), forse l'aumento delle tasse automobilistiche imposto dal commissario Leonardo Carioni (leggere a pagina 15 per credere) avrebbe potuto non essere «il massimo consentito dalla legge». E, forse, quella quota si sarebbe potuta ridurre ulteriormente se a Villa Saporiti avessero risparmiato qualcosa dei 16mila euro spesi per un notiziario radio in lingua straniera, i 34mila per la pubblicazione di cartine e pieghevoli dedicati al relax in bici, i 4mila per garantire un luogo dove ospitare le casette di legno prefabbricate destinate alla promozione dei prodotti agroalimentari della provincia di Como, o i 12mila euro per spot tv su temi ambientali.
L'elenco dei soldi spesi con eccessiva leggerezza potrebbe essere decisamente più lungo - basti pensare alle migliaia di chilometri all'anno percorsi dal presidente Carioni con l'auto blu prima che questo quotidiano pubblicasse i clamorosi dati dei suoi viaggi, riducendo sensibilmente gli spostamenti garantiti con denaro pubblico - e, forse, si arriverebbe a sfiorare la cifra di 770mila euro, ovvero ciò che Villa Saporiti conta di raccogliere grazie all'aumento delle tasse sulle assicurazioni auto dei comaschi.
Il menù sarebbe già di per se stesso indigesto così, garanzia di incubi notturni. Ma se Carioni avesse ragione anche solo in parte, e la colpa di questa nuova tassa fosse davvero da attribuire alla Regione Lombardia, allora il nostro fegato sarebbe spacciato al pensiero che quei 770mila euro di tasse da garantire a Villa Saporiti se lo sono mangiati i consiglieri regionali in cene decisamente meno indigeste di quelle riservate ai contribuenti, tra caviale e Brunello di Montalcino, in banchetti di nozze, ultimi ritrovati della tecnologia, iPhone come se piovesse oltre agli immancabili iPad.
«Non ci sono più i soldi per le scuole» giustifica Carioni la sua prima indigeribile delibera dell'anno. Per garantire l'istruzione dei nostri figli, ci mancherebbe, tutti pronti a mettere mano al salvadanaio. Non fosse che basterebbe aggirarsi per gli open day delle scuole statali per comprendere come il pubblico sia in totale disarmo, a parte le immancabili - per fortuna - eccezioni. Edifici malconci a parte, il panorama offerto dalla maggior parte delle scuole lariane racconta di aule in cui i professori sono costretti ad esercitarsi con gessetti colorati e i vecchi cancellini, al posto delle moderne lavagne interattive multimediali, di progetti con insegnanti madrelingua abortiti per mancanza di fondi, di palestre che erano all'avanguardia nell'immediato dopoguerra o di laboratori di scienze affollati solo di banchi. Ma anche per questa miopia congenita non sembrano esserci cure, se i politici made in Italy continueranno a tenersi alla larga da quella cosa nobile che Aristotele chiamava politica.
Paolo Moretti
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