Il finale inglorioso di tre mandati e mezzo consecutivi al Pirellone, nei quali Formigoni ha cambiato il volto della Regione, dando vita ad un vero e proprio modello lombardo. Per metà condotto in solitudine, per il resto con quella Lega comunque complice dei destini (e affini) del governatore. Non a caso lui stesso ha più volte parlato di continuità della prossima amministrazione Maroni (se vincerà) a Palazzo Lombardia. Perché se è vero che il Carroccio vorrà metterci del suo (e dei suoi ai piani alti), lo è pure il fatto che c'è tutta una struttura di rapporti, poteri e risultati da salvaguardare. Vista dal centrodestra.
Per il governatore si apre a questo punto la prospettiva romana, ma senza le luci della ribalta. Un amaro finale di partita, anche se Formigoni non ha mai nascosto di ritenere l'attuale situazione transitoria, preconizzando un ritorno alle urne a breve. Il che, dal suo punto di vista, lascia aperti ancora spiragli per rimescolare le carte. Il problema è che ci ha appena provato con Gabriele Albertini, e la partita non è finita come sperava. Inoltre, un conto è essere presidente a Milano, un altro uno dei tanti a Roma: la prospettiva cambia completamente, e anche quella della reale incidenza del progetto politico. Alla fine, in questi anni, Formigoni è rimasto prigioniero del suo stesso sistema di relazioni e potere: quello che gli aveva già impedito di andarsene a Roma già nel 2008, quando ambiva ad un posto di quelli pesanti, ministro degli Esteri o presidente del Senato.
La forte presenza politica, l'aspetto trendy e brillante, le giacche multicolor e la tendenza all'iperpresenzialismo non sono serviti a mascherare un dato di fatto: il tempo che passava, al quale non è bastato opporre un copione sì efficace, ma spesso ripetitivo e vagamente autoreferenziale. Alla fine 18 anni di fila si sono rivelati tanti, troppi e fatali. Anche in una gerontocrazia conclamata come quella italica. Politicamente, poi, in questi anni Formigoni non è riuscito a portare a compimento il suo vero e originale progetto: un'azione riformista di centro, aperta alla società civile e - soprattutto - da portare fuori dalla Lombardia. L'ultima chance poteva essere quella di Albertini, e il governatore l'ha giocata convintamente, facendo balenare anche una prova di forza con il Pdl. Alla fine ha avuto però la meglio la ragion di Stato e la necessità di provare ad evitare disperatamente il crollo di un sistema. E Formigoni si è riscoperto prigioniero del 39° piano.
Dino Nikpalj
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