Nei loro interventi televisivi i politici, sia di destra che di sinistra, come di centro, assumono posture e compiono gesti che contengono messaggi più o meno occulti ai loro elettori. Luigi Bersani, leader del PD, è comparso tempo fa a "Porta a porta", dove si è commosso quando gli hanno mostrato le foto della sua infanzia e giovinezza, tra cui il suo parroco. Più di recente ha invece sfoderato in un altro talk show un taccuino rosso - colore non casuale -, su cui teneva degli appunti: un moleskine, il celebre produttore italiano di taccuini per scrittori, o aspiranti tali, conosciuto il tutto il mondo. Bersani voleva trasmettere il messaggio che è un uomo all'antica che ancora scrive con carta e penna? Oppure era un'allusione all'aspetto riflessivo e autoriale della sua attività politica? Probabilmente sì.
Quasi una risposta alla celebre "agenda" di Monti, dove il termine "agenda" non rinvia tanto all'oggetto materiale su cui s'appuntano cose da fare, quando alla versione virtuale. L'equivalente dell'agenda cool di Bersani, Moleskine, erano i fogli che Silvio Berlusconi ha brandito in diverse interviste televisive. Tenuti ripiegati in mano, alludevano a inoppugnabili documenti scritti a sostegno di quello che andava dicendo a voce: carta canta. Nella trasmissione di Santoro, "Servizio pubblico", ha usato quel fascio di fogli per "spazzolare" la sedia dove era seduto prima di lui il suo avversario, Marco Travaglio. Quindi ha estratto dalla tasca un fazzoletto ripiegato e ha pulito di nuovo la seduta. In questo modo ha rivelato una volta di più la sua ossessione per la pulizia.
Ma è sui manifesti murali che cominciano a rivelarsi gli atteggiamenti e le aspirazioni dei candidati. Roberto Maroni ha scelto il fondo azzurro e un segno rosso per sottolineare la sua apparizione nelle gigantografie appese lungo le strade della Lombardia. Guarda lontano, in giacca e cravatta, braccia conserte che esprimono forza e decisione; i suoi inconfondibili occhiali rossi sono diventati il segno caratteristico sul volto, una piccola protesi che fa tanto Dolce & Gabbana, o Prada. Nella pubblicità elettorale del leader della Lega sparisce invece il riferimento al suo partito, appena alluso nella croce rossa del simbolo dei lumbard che qui sdraiata, vicino al nome, può anche ricordare lo spadone del Carroccio in versione light.
Naturalmente l'azzurro schiaccia l'occhio al partito di Berlusconi, al suo colore, che è poi anche quello della maglia della nazionale di calcio. I manifesti di Maroni sono apparsi prima ancora dell'accordo elettorale tra Pdl e Lega in Lombardia, segno dell'intenzione del leader leghista di lanciare il suo messaggio anche all'area degli elettori di Berlusconi.
Il manifesto pubblicitario del partito Democratico è invece comparso sui muri delle città italiane almeno un paio di settimane prima. Vi si scorge Bersani che guarda dritto verso gli spettatori; a fianco lo slogan: "L'Italia giusta". A colpire non è tanto questa breve frase priva di verbo, bensì la postura del leader democratico: la mano che si appoggia al mento su cui spicca l'anello nuziale, che è già un piccolo segnale subliminale: sono un uomo sposato. Il viso è tagliato in modo da non mostrare la sua proverbiale calvizie, mentre si punta sulle rughe della fronte che indicano pensosità, riflessione, esperienza. Un messaggio rassicurante non troppo lontano dal gesto di Maroni.
Uno studioso di gesti, Claudio Franzoni, ha paragonato il manifesto di Bersani a quello di Umberto Ambrosoli ("La sinistra al mento", www.doppiozero.com), poiché entrambi appoggiano la mano al mento. Una casualità? Probabilmente no, visto che il gesto rinvia a vari significati che hanno a che fare con la riflessione e la ponderatezza. In effetti quella mano che s'appoggia al mento rimanda alla postura di statue e disegni del mondo classico; è la mano del malinconico che sorregge il peso del capo, quella del filosofo che pensa, ma anche la mano riflessiva del condottiero che, dopo l'azione, manifesta ponderatezza.
A tutto questo sembra far eccezione Silvio Berlusconi. Con i suoi gesti inattesi il leader del Pdl pesca piuttosto nel repertorio della commedia all'italiana, nel cinema di Sordi e Tognazzi, nelle gags di cabaret e avanspettacolo, persino nell'indimenticabile galleria dei personaggi di Totò. Vuole essere trasgressivo. Irride tutti i valori che fanno riferimento alle autorità tradizionali (sociali, politiche, culturali, religiose), e in questo modo rende la trasgressione il nuovo ordine. Funzionerà il tornado Berlusconi ancora, come nel 1994, nel 2001 e nel 2006? La risposta non è facile. Troppe le variabili in gioco nella crisi italiana. Il gesto propone, ma è l'elettore che dispone.
Marco Belpoliti
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