La questione è stata riproposta da Repubblica in un articolo gustosissimo di John D. Barrow, professore di scienze matematiche a Cambridge, che, dopo un'attenta analisi sui molteplici motivi che potrebbero indurre gli alieni a non volersi manifestare, mette alla fine in campo la soluzione più convincente. La colpa è nostra. Non si fanno vedere perché siamo troppo noiosi. Il nostro grado di evoluzione e di sviluppo potrebbe essere così simile a quello registrato in un incalcolabile numero di altri luoghi dell'universo che noi - noi fenomeni, noi sale della terra, noi intelligentoni - «saremmo ai loro occhi interessanti quanto può esserlo una nuova specie di coleotteri». Che schiaffo morale. Altro che invasioni, baccelli e ultracorpi. Questi ci snobbano perché siamo più tediosi di un marito sovrappeso che guarda la partita stravaccato sul divano mentre lei spignatta in cucina.
Noiosi. Siamo noiosi. Quando ET pensa a noi sbadiglia, Alien si intristisce e Predator osserva la luna roso dalla malinconia. E' evidente che qui l'argomento, da scientifico e teologico, precipita subito nell'analisi farsesca del costume, impreziosita da alcuni risvolti grotteschi che sarebbero piaciuti a Flaiano, uno che grazie al suo marziano atterrato a Villa Borghese ha scritto alcune pagine fra le più spassose e spietate su come noi omiciattoli siamo capaci di ridurre a poltiglia anche le scoperte più sensazionali.
Beh, più ci si riflette e più si capisce che lo scienziato inglese ha colto veramente nel segno. Pensate al nostro extraterrestre, che grazie al suo telescopio interstellare o ai suoi raggi telepatici o quello che volete voi ci osservi attento in cerca di quel tocco di magia che lo convinca a farsi finalmente riconoscere. Che cosa gli tocca in sorte, da tempi immemorabili? Un battutista da crociera che sono vent'anni che promette di tagliare le tasse, un azzimato professorone che voleva essere la Thatcher e ora invece recita a fatica la parte di Rumor, quelli che una volta volevano fare la rivoluzione e che però adesso sono diventati tutti liberali ma se per caso uno guadagna tremila euro al mese è un maledetto affamatore del popolo che bisogna appioppargli subito una bella patrimoniale, un manettaro del Guatemala che io ho sempre ragione assieme a quell'altro manettaro che io a quello lo sfascio, un comico ululante che però almeno lui fa ridere, quelli che loro sono gente del nord a parole ma gente del sud quando si tratta di sbafare e quei grandi imprenditori che gli utili sono privati e i debiti pubblici e quei manager sanitari con tesserino e quegli editori che fanno i quotidiani con i soldi dello Stato e i giornalisti zerbini e il nemico del mio nemico è mio amico e Franza o Spagna e il primo che si alza comanda ed è sempre colpa di qualcun altro e il problema è ben altro e quello che gli hanno regalato la casa a sua insaputa e quello che dichiara diecimila euro all'anno e ha due ville perché noi siamo persone che si sono fatte da sole e i maestri che adesso ne servono tre perché altrimenti il sindacato rosso fa cadere il governo...
E non è mai finita, per il nostro alieno, sempre le solite, inesorabili cose. I soliti vigliacchissimi amanti che promettono promettono ma poi la moglie non la lasciano mai, le solite ragazzotte romantiche che si fanno illudere come Madame Bovary ma poi alla fine quello là scappa sempre in carrozza, le solite grandi promesse, i soliti amori eterni che durano lo spazio di un mattino, i soliti amici persi e non più ritrovati, la solita Spoon River delle nostre pie illusioni. Povero marziano, da quanti anni, da quanti decenni, da quanti secoli e millenni gli stiamo propinando questa sbobba? E perché mai dovrebbe ritenerci interessanti e dedicarci un secondo in più rispetto a chissà quali altri omini con tre teste? E' dai tempi di nostro Signore che c'è qualcuno che tradisce prima che canti il gallo, qualcun altro che se ne lava le mani, qualcun altro ancora che io eseguivo solo degli ordini e poi qualcuno che io non c'ero, non ho visto e comunque non c'entro niente. Sì, certo, c'è anche qualcuno che piange, si dispera e gli asciuga i piedi con i capelli, ma è così nascosto dalla pletora di figuri che lo circondano che è assai improbabile che le antenne del nostro alieno riescano a vederlo.
Come biasimarlo, se da sempre ci tiene alla larga, ci squalifica, ci considera fuori dall'arco costituzionale, veri impresentabili dell'universo mondo, altro che Razzi e Scilipoti? Un unico consiglio, se per caso dovesse comunque venirgli in mente la sciagurata idea di fare un salto da noi. Non lo faccia, per carità, altrimenti in pochi giorni la sua discesa in campo da evento storico verrebbe trasformata prima in fenomeno da baraccone e poi in macchietta da strapaese, come capitò al malcapitato Kunt raccontato da Flaiano, prima accolto con solennità e ricevuto anche dal Papa ma poi fagocitato dalla noia atavica, esistenziale dei romani che lo insultano, lo sbeffeggiano e alla fine lo convincono a ripartire: «Più tardi, tornando a casa, ho visto Kunt che si dirigeva, solo, a lunghi passi morbidi, verso Villa Borghese. Sopra le chiome dei pini brillava il puntino rosso di Marte, quasi solitario nel cielo. Kunt si è fermato a guardarlo. Si parla infatti di una sua prossima partenza, sempre se riuscirà a riavere l'astronave, che gli albergatori hanno fatto, si dice, pignorare».
Diego Minonzio
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