Comunque si guardi ciò che è stato denunciato dalla comasca che si è trovata impigliata nella ragnatela del racket delle badanti, esso è la conferma che resistere alla tentazione di sentirsi potenti e vessatori per qualcuno è davvero impossibile. Oggi il problema riguarda le badanti, ma è solo un caso, l'ennesimo esempio del ricatto. In realtà il caporalato esiste a tutti i livelli in cui ci sia un gioco di forze.
Il meccanismo del racket, del pizzo o del ricatto, è tanto usuale da diventare prassi acquisita, "normale". Tutti lo sanno, ma nessuno denuncia.
Le badanti non lo fanno mai perché spesso pagano la quota quando sono clandestine, e la denuncia potrebbe accendere la luce sulla loro posizione irregolare, le famiglie per le quali lavorano non lo fanno perché spesso non lo sanno, o lo vengono a sapere solo dopo che il ricatto si è consumato e perché la badante non si fida a dire chi le ha chiesto soldi. Il risultato, come per mafia, camorra o strozzini, è sempre lo stesso: omertà. Comprensibile, per la paura che si porta dietro, o meno, il silenzio vince e la vessazione continua fino a costruire una specie di equilibrio, di legge tacita da rispettare.
La situazione a volte viene anche coperta dalla carta regalo, definita «un dono, un segno di gratitudine»: un segno di gratitudine che arriva fino a mille euro, e vai a provare che è un ricatto. Bisognerebbe indagare, andare a fondo.
«Quando arrivi per la prima volta in Italia - racconta una badante ucraina - non sai l'italiano, sei senza lavoro, irregolare. Appena passi la dogana, le connazionali ti dicono subito, vai ai giardinetti, là troverai lavoro. Tu vai e ti dicono: vuoi lavorare? Devi pagare, a volte anche tutto il primo stipendio che la famiglia ti dà».
La badante paga e lavora. E se non paga? Le badanti dicono che il più delle volte il non pagare non ha effetti collaterali pesanti; a volte si trasforma in una raffica di parolacce rovesciate sull'insolvente, ma in altri casi chi ricatta punisce chi non paga telefonando alla famiglia nella quale lavora. Il contenuto delle telefonate? «Guardati da chi bada a tua mamma, non è seria, non è brava». Discredito, che può costare il lavoro. È chiaro allora che la badante neofita paghi e taccia.
Il ricatto è senza colore e razza, italiani, ecuadoregni, ucraini tutti sull'attenti quando c'è da raccogliere facile. Il rispetto per le situazioni personali non esiste, i soldi mica si preoccupano della nonna con l'Alzheimer o il nonno in sedia a rotelle. I soldi sono soldi, chi non ce li ha se li procura, chi oltre ai soldi non ha cuore e onestà se li procaccia facendo del male e nascondendosi dietro l'impegno di aiutare connazionali a trovare lavoro. Nella sostanza non si può dare torto agli estorsori, è vero che "aiutano" disoccupati e famiglie bisognose di aiuto, peccato che lo facciano in modo a dir poco distorto.
Anche Cutolo a suo modo fece... del "bene". Dipende da cosa si intende per "bene". Nel libro di Giuseppe Marrazzo "Il camorrista", Cutolo, o meglio don Raffaele, garantisce soldi e protezione ai suoi assistiti che lavorano per lui e a lui pagano il richiesto.
Per le badanti è diverso, per fortuna, ma se il ricatto non sfocia in violenza, non per questo lo si deve tollerare. Cambiare è obbligatorio.
Carla Colmegna
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