Ci vuole un grande senso di responsabilità da parte di tutti, di solidarietà l'uno verso l'altro e nei confronti della città, che al Valduce è legata. Lavorare tutti, guadagnare meno: sembra facile, perché si salvano posti di lavoro.
Posti che in questo periodo svaniscono con una velocità impressionante e sono riassorbiti d'altro lato con una lentezza esasperante. Per troppi l'attesa sta diventando pesante e confina con la disperazione. Quanto sta accadendo al Valduce, è una risposta differente in un momento storico in cui la crisi sta ferendo senza pietà la provincia. Ed è significativo che venga da un ospedale, un luogo dove ci si prende cura delle persone. Persone, non numeri. Così numeri a loro volta non possono essere i dipendenti: tutti ugualmente importanti, con la loro professionalità, le loro storie, le loro difficoltà quotidiane.
Una risposta nuova, rinunciare a qualcosa tutti per non lasciare nessuno a casa. Per non rischiare di trovarsi senza più nulla in mano e per far sì che non accada la stessa cosa al collega se la scure si avvicina a un reparto, a un servizio. Per non chiudere un centro che è prezioso per troppi comaschi.
Pochi giorni fa, incontravamo una mamma che raccontava commossa l'attenzione e la serietà del personale sperimentate nel reparto di terapia intensiva prenatale. Lì si sono presi cura del suo bimbo, e anche di lei, assistendo e rincuorando nei giorni più delicati: non può finire, quel reparto, diceva con voce quasi infranta, è troppo prezioso. E spiegava come il suo fosse un auspicio condiviso da tante mamme: un'équipe così valida doveva essere in condizione di portare avanti la sua missione per Como.
Dopo tante nubi e incertezze, si sta cercando proprio di portare questo raggio nella vita di ciascuno. Ci si incontra a metà strada: l'azienda traccia la sua proposta, i lavoratori la prendono in esame e sembrano accettarla, anche se poi la parola definitiva arriverà lunedì con il referendum. Pensare a tutti, è l'elemento che unisce gli sforzi da una parte e dall'altra, non tralasciare il destino di nessuno.
Sì, una risposta innovativa o forse semplicemente una nuova declinazione di solidarietà. Perché di prove di generosità, la provincia ne ha offerte tante in questo periodo tribolato: da Eleca che ha mobilitato il territorio ai piccoli gesti a favore dei dipendenti della Lario 1898, che quando scioperavano vedevano arrivare la gente carica di cibo e legna per aiutarli.
Ma "semplicemente" non vuol dire facile. I sindacati comaschi hanno sottolineato a più riprese come ormai basti poco per vedere andare in crisi il bilancio familiare. Con i risparmi erosi, la pressione fiscale che aumenta e il costo della vita che registra costanti e sgradevoli sorprese, percepire stipendi più leggeri per vari motivi rende tutto più difficile. Non si può conoscere la storia di ogni lavoratore, ma in una famiglia ci può già essere un'altra situazione delicata (con una cassa integrazione) o compromessa (con un licenziamento). Possono pesare mille fattori, tant'è che - raccontano ancora le organizzazioni sindacali - improvvisamente far studiare un figlio diventa impossibile. Oppure bisogna rinunciare ad altro, che non è sempre è il superfluo.
L'interesse comune prima di tutto. Uno slogan per tanti politici, ma qui qualcuno lo sta dimostrando, sulla sua pelle.
Marilena Lualdi
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