Tuttavia ragioniamo. Se su 100 elettori potenziali votano solo 60, la coalizione pronosticata intorno al 40% dei voti validi avrà ottenuto di fatto 24 voti. E però, rappresentando solo il 24% dei cittadini iscritti nelle liste elettorali otterrà, dato il porcellum, la maggioranza assoluta dei deputati in Parlamento. Consideriamo ora che si presentino ai seggi 75 elettori: i primi 60 votino come sopra e gli altri 15 riconsegnino una scheda bianca o da annullare. La coalizione di maggioranza relativa, come si evince dai sondaggi, avrebbe 24 voti su 75, ossia non più il suffragio del 40% dei votanti ma solo del 32%. L'assunto è che quanti non sanno per chi votare o non vogliono votare, giunti al seggio, non modifichino i voti di chi ha già intenzioni elettorali chiare, mentre di solito gli indecisi, se divengono votanti, scelgono una delle coalizioni più forti.
Secondo le società che curano i sondaggi, l'aumento dei votanti favorirebbe più il Pdl del Pd, senza però mutare l'esito finale: la coalizione che fa capo a Bersani otterrebbe sempre il premio che la legge elettorale, il porcellum, assicura per la Camera dei deputati. Il punto è un altro: se la coalizione di maggioranza relativa ottenesse solo un terzo dei voti effettivi, il significato politico del voto sarebbe del tutto difforme rispetto all'ipotesi di un'alta percentuale di astenuti.
Inoltre, i sondaggi danno sommamente incerta la competizione per il Senato. La governabilità del Paese potrebbe essere precaria. È bene che i sondaggi non siano più pubblicati a partire da queste giornate carnevalesche. La successiva Quaresima potrà portare consiglio agli indecisi, sia di votare sia per chi votare, anche se i giochi sembrano fatti. Il Cavaliere, abilmente, a mio parere, gioca la carta di una dichiarazione, anche fantasiosa e di fatto impossibile a verificarsi, ogni mattina. Ha la fortuna che tutti gli altri si affrettano, durante il giorno, a dimostrare che il proposito enunciato non regge. Tutto il giorno, però, il dibattito è su Berlusconi, che segue la teoria: parlate pure male di me, ma parlatene.
Sarebbe invece utile dibattere sui veri problemi dell'Italia: l'equilibrio dei conti pubblici; la ripresa che potrebbe non aumentare l'occupazione; la gestione di un debito pubblico troppo ingente, che richiede una politica per le esportazioni, una per attirare investimenti esterni, e una politica per la vendita di una parte del patrimonio statale; e così via. In tali materie, forse, le idee maggiormente chiare fanno capo alla così detta coalizione Monti, che però non otterrà, secondo i sondaggi, più del 15% dei voti. Riconosciamo almeno a Monti di non aver turbato i nostri sonni, con l'incubo del non rimborso del debito pubblico, per quasi un anno.
Tancredi Bianchi
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