Lo spettro di un Parlamento bloccato, come scrive allarmato il Financial Times, prende corpo ogni giorno di più. Questa è la maggiore preoccupazione dell'Europa e dei mercati finanziari. Ciononostante
la campagna elettorale procede ignorando questo elemento chiave. Tutti parlano come se fossero in grado di ottenere una vittoria netta. E ciò spiega non solo il disorientamento dell'elettorato ma anche la grande massa degli indecisi che sembra essere stata solo scalfita dalle promesse dei leader. Pierluigi Bersani può permettersi di fare la corsa su Silvio Berlusconi perchè è in testa. Ma avverte il rischio di dare per scontata la vittoria e insiste sul pericolo che l'Italia "finisca a muro" nel caso di un successo del Cavaliere.
Non c'è dubbio che le cancellerie occidentali e il grosso dell'Unione europea tifi per Mario Monti e tema il ritorno in scena del leader del centrodestra. Berlusconi però è riuscito a trasformare questo handicap in una leva di carattere nazionalista contro le "ingerenze" dell'eurocrazia di Bruxelles: boccia i risultati ottenuti dal premier al vertice sul bilancio europeo e solletica l'istinto degli euroscettici, pronto eventualmente un domani a rivedere le sue posizioni. Adesso si tratta di compattare il tradizionale elettorato nordista in una battaglia che vale il controllo della Lombardia.
Il punto infatti è proprio questo: che cosa accadrebbe se uno schieramento di centrosinistra allargato ai montiani dovesse avere comunque un margine risicato al Senato? Ufficialmente tutti escludono il ripetersi di un esperimento di larghe intese. Tuttavia allo stesso modo Bersani, Vendola, Monti e Berlusconi ammettono che la formula sarebbe indispensabile per le riforme istituzionali e la legge elettorale. È possibile che in caso di stallo sia questa la formula a cui affidare la transizione per poi tornare subito al voto?
Naturalmente tutti sperano che non sia così, che esista ancora un margine per decidere una vittoria chiara della sinistra oppure della destra. Quella di Berlusconi sembra davvero la più improbabile: anche se dovesse giungere ad un imprevedibile sorpasso alla Camera, l'asse del Nord non riuscirebbe comunque a conquistare la maggioranza al Senato.
Invece Bersani pensa di avere ancora qualche chance di spuntarla a palazzo Madama, conquistando insieme Sicilia e Lombardia. Ma se non dovesse essere così, si deve augurare che il Professore riesca a raggiungere almeno quella "quota 15 per cento", perchè in questo caso Monti potrebbe portare in dote al Pd un pacchetto di voti al Senato capace di mettere al sicuro un futuro governo.
Pierfrancesco Frerè
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