Salendo lassù in un amen si comprende perché Como da qualche anno abbia smarrito la strada e vagoli nel buio di un continuo presente in cui è difficile, se non impossibile, capire la direzione: il faro del buonsenso è spento. È solo così che si spiega la dabbenaggine del muro che oscurava il lago e l'oscenità di un lungolago tuttora lasciato in uno stato penoso con quella triste e lugubre palizzata che nasconde ai passanti una delle più belle viste del mondo. Solo così si può dare un senso a un passeggiata sulla diga foranea rimasta chiusa per anni, a una darsena che crolla, a un Baradello trasformato in un porta antenne (e per fortuna questo giornale ha fatto una battaglia perché la torre medioevale smettesse i panni del traliccio).
Davvero è così difficile per Como amare Como? Ci sarebbe da chiedersi dove saremmo arrivati senza l'intervento di Tino Proverbio, il comasco che ha scritto a La Provincia per denunciare il muro sul lago, o di un anonimo lettore che ha segnalato la selva di antenne sul Baradello, o senza la preziosa e quotidiana opera di Carlo Rusconi che da quasi vent'anni si prende cura del faro voltiano. Insomma, che fine avrebbero fatto questi simboli di Como se non ci fossero stati questi cittadini e - scusate se lo ricordiamo - se non ci fosse stato questo giornale a raccogliere quelle denunce e a farne inchieste e campagne che hanno indotto gli amministratori a fare marcia indietro?
Il caso del faro è simbolico di come spesso ci si ferma agli slogan mentre la realtà rotola inesorabilmente verso il basso. Allora, Como città turistica? Como aperta al mondo e sempre più accogliente in vista dell'Expo 2015? Per rispondere fate un giro a San Maurizio: nella piazzetta c'è un chiosco perennemente chiuso; se fate la scalinata e arrivate al faro non trovate un cartello che indichi i dati del monumento (anno di costruzione, altezza, progettista, dedica a Volta...). Se volete un depliant (magari in più lingue per favorire i turisti stranieri) potete scordarvelo perché non c'è neanche l'ombra. Vi piacerebbe ammirare da vicino uno dei panorami più belli del mondo con il binocolo, anche a pagamento, che si trova in tutti i bellavista? Niente, una volta c'era, ora non più. Ammirate il lago, le ville giù in basso, la piana da Chiasso verso Lugano? La Brianza verso Milano? Le Alpi innevate e vorreste verificare su un pannello fotografico i nomi? Niente di niente.
Ecco perché sarebbe meglio affidare il faro voltiano agli svizzeri: tutte queste cose ci sarebbero eccome! Invece sapete a chi il Comune di Como ha dato in appalto la gestione del faro? A una ditta di Roma.
Bruno Profazio
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