Sono in tanti a credere che, per la prima volta nella storia, il Pd stia scoprendo sulla propria pelle il peso che la magistratura avrebbe negli equilibri della politica nazionale: in quest'ottica, se Ingroia rappresenta un'insidia sorta all'interno della stessa sinistra, lo scandalo che ha travolto il Monte Paschi sarebbe il cadeau di quella parte di magistratura che avrebbe sempre flirtato con il Cavaliere. Letta in questo modo, la storia del nostro paese rischia di apparire come un perenne regolamento di conti tra poteri dello Stato che, se così fosse, sarebbe davvero una beffa per il cittadino e per la stessa democrazia rappresentativa di cui siamo tutti avvezzi a cantare le lodi.
La verità è che la magistratura non è in condizione di determinare gli equilibri politici del paese per il solo motivo che non esiste alcun potere dello Stato in grado di farlo. Invero, la fibrillazione del quadro politico non accenna a placarsi neppure dopo un anno di governo tecnico che avrebbe dovuto svelenire il clima del paese. Di contro, stiamo assistendo ad una campagna elettorale in cui le novità (Monti, Grillo e Ingroia) stanno contribuendo ad alimentare la cronica instabilità del sistema politico.
L'annunciata vittoria del Pd, che fino a poco tempo fa appariva un dato scontato, ha provocato una sorta di vortice nella politica nazionale che vede tutte le forze accomunate dall'obiettivo di sterilizzare quella vittoria mediante l'acquisizione di un potere negoziale diverso nella forma ma non nella sostanza.
Infatti, mentre l'obiettivo del Cavaliere è di disporre di un forte potere di veto (paradossalmente, come cerca di fare Grillo!), l'obiettivo di Monti e Ingroia è di riuscire ad avere un importante "potere di coalizione" da spendere con i Democratici fin dal giorno dopo le elezioni. Tutti appassionatamente contro il Pd, dunque, che oggi ha valide ragioni per credere di avere, con Monti, allevato una serpe in seno e, nel contempo, di avere perso tempo nelle primarie rinunciando al voto quando il Cavaliere sembrava tramortito.
Occorre, tuttavia, prendere atto che, al di là delle apparenze, sono altri i fattori a cui sono appese le sorti del paese. Per questo, vincere le elezioni potrebbe perfino diventare una iattura per chi si vedrà costretto a fare i conti con una realtà che tutti hanno finto di ignorare per paura di non sapere dare una risposta: ci riferiamo al potere soverchiante che Europa e finanza hanno sugli Stati.
Il nostro paese ha il dovere di rivendicare in modo perentorio la necessità di emendare l'attuale impalcatura europea che tutti i popoli degli Stati percepiscono ormai come un orribile Leviatano che non risponde al cittadino.
Inoltre, non si può più fingere di ignorare che la crisi sistemica che ha colpito il capitalismo impone la necessità di disciplinare in modo rigoroso la finanza che rappresenta non solo una costante minaccia per l'economia reale ma anche un grave pericolo per la democrazia che rischia di diventare un inutile orpello posto ad ornamento di processi decisionali che vedono il popolo definitivamente spogliato della sua sovranità.
Antonio Dostuni
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