Lo dice la gente e la gente ha sempre ragione. Perché indica terreni che conosce, quelli fuori da casa propria. E scopre che le strisce, appena rifatte, sono diventate invisibili. Le buche, rattoppate quest'estate, si sono riformate. I lampioni sono sempre rotti. E la voragine davanti al Ceccato sembra sia stata aggredita da un carro armato. Possibile, si chiede la gente, che chi fa i lavori per il Comune li faccia sempre al risparmio?
Basta guardare la caccia al topo. Sloggiati da una parte, risbucano da un'altra, possibilmente in centro, sotto agli occhi dei turisti. Ogni volta che appare un topo, l'assessore dice: adesso facciamo sul serio, ma i privati devono collaborare.
Intanto, i soldi spesi per la derattizzazione non hanno intrappolato i ratti sperati. Lo stesso vale per qualunque altro lavoro in città. Sembra che la vernice delle strisce sia annacquata tanto sparisce facilmente, per non parlare dell'asfalto usato per i rattoppi che si volatilizza.
Perfino il sindaco, Mario Lucini, parlando del caso di via Bellinzona (asfalto che cede a tre mesi dai lavori) ha riconosciuto che qualcosa non ha funzionato e ha annunciato un'indagine. È che di indagini il povero sindaco ne sta facendo a decine. Non funziona mai niente e ogni volta che tenta di fare un lavoro serio, rischia di paralizzare la città come succederà per rifare la passeggiata a lago. Il cui problema più grande non sono neppure le crepe, per quanto terrificanti. Ma è sempre quel gigantesco muro che cancella la vista del lago. Anche la palizzata è la prova che chi fa i lavori per gli enti pubblici si comporta diversamente che con i privati. La differenza è evidente.
Nel pubblico se c'è un problema si ferma tutto, come succede per i lavori di ampliamento del cimitero di Monte Olimpino, con i defunti sepolti in altri camposanti («quanto temporaneamente?» si domandano i residenti ). I lavori di bonifica della Ticosa si sono arenati e la consegna, prevista per quindici mesi fa, è stata rinviata a data di destinarsi. Le fogne in piazza con i turisti che ci infilano i piedi sono una vergogna difficile da dimenticare (e da risolvere una volta per tutte).
Qualcuno parla di disamore per la città, altri dicono che i soldi messi a disposizione dagli enti pubblici sono pochi, arrivano in ritardo e spesso non arrivano mai. Tanti, a partire del guardiano del faro, parlano di speculazioni. Tutti corrono quando c'è profumo di soldi, poi si perdono quando i soldi sono in banca e le gru sono sul cantiere. Ora che gli Amici di Como si sono offerti di pagare di tasca propria i lavori per il faro salta fuori che un progetto c'è. Bisogna superare un intoppo burocratico e il faro sarà rimesso a nuovo, forse, per l'estate del 2014. A Como poche cose sono certe come l'attesa per avere ciò che la città si merita. E infatti sarà un'altra estate senza vista lago, con il faro a pezzi, i topolini in piazza e zero buchi per posteggiare.
Anna Savini
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