Quando, il 28 ottobre del 1958, venne eletto Papa Angelo Giuseppe Roncalli, non sembrava vero che un papa potesse chiamarsi Giovanni XXIII: un nome così familiare e, insieme, così lontano ormai nella storia del papato. Quando il 16 ottobre del 1978 venne eletto Papa Wojtyla, non sembrava vero che uno straniero potesse diventare papa dopo 445 anni di papi italiani.
Per Benedetto XVI si è parlato di un gesto di grande coraggio. Il coraggio viene dai motivi più semplici, che spesso non vengono neppure citati, perché eccessivamente ovvi. Il Papa non è fuggito da una carica perché non gli andava più a genio, ma perché non sentiva più le forze per reggere. Se ne va da un posto, al centro dell'attenzione mondiale, verso una posizione defilata, silenziosa. Il Papa farà il pensionato, pensionato di riguardo finché si vuole, ma pensionato. Tutto questo esige uno straordinario coraggio, appunto.
Ma su quella decisione già personalmente "pesante" ha pesato, ancora di più il fatto che le dimissioni del papa sono, praticamente, un gesto unico. Il solo caso precedente che ha avuto luogo nella storia della Chiesa è stato quello di Celestino V. Ma si trattava di tutt'altra cosa, sia per la situazione della Chiesa, la Chiesa medievale di fine XIII secolo, sia per i motivi delle dimissioni di quel papa, il papa monaco surclassato dalla complessità degli affari della Chiesa. È la prima volta che un Papa, liberamente, lucidamente, rinuncia al suo incarico. La prima volta in 2000 anni. Pesante per quello che è stato, ma pesante anche per quello che sarà.
Il coraggio di questa partenza fa tornare alle immagini struggenti degli ultimi mesi di papa Wojtyla: distrutto dalla malattia è rimasto fino alla fine, a mostrare senza paure la sua fragilità. Papa Ratzinger, invece, non ancora segnato come il suo predecessore, prende atto, lucidamente e si fa da parte. Il papa teologo ha portato la sua sensibilità anche in questa decisione: ha valutato con la testa la sua situazione e il cuore gli ha tenuto dietro e gli terrà dietro con le probabili sofferenze del distacco. Papa Wojtyla ha deciso di cuore e la testa gli ha tenuto dietro per sostenere una resistenza a oltranza. Da tutte e due le esperienze viene in luce una verità comune, anch'essa molto semplice: la Chiesa è fragile, quando sta sulla breccia e quando decide di rinunciare a combattere perché non dispone più delle armi adatte. Ma è fragile nei Papi perché è fragile ovunque, fatta tutta di un friabile materiale umano. I Papi sono le icone commoventi e convincenti di quella fragilità.
Alberto Carrara
© RIPRODUZIONE RISERVATA