In questo il lungolago con palizzata inclusa è una metafora perfetta. Como è una città a cui da troppo tempo mancano il respiro progettuale e la capacità di guardare avanti: oltre l'orizzonte di una quotidianità sterile. Un tirare a campare che è sempre meglio che tirare la cuoia ma, che alla lunga, ti confina nel grigiore di un anonimato senza speranza. Piazza Cavour, lo si è detto e ridetto fino a provocare un'inflazione a due cifre di sbadigli, è uno dei simboli di questo stato. Per anni si è tentato, spesso in maniera maldestra, di dare un'anima a questo spazio che guarda il lago dritto negli occhi. Alla fine, il ripiegamento della politica ha aperto le porte al Golia del degrado, all'abbandono e ai topi.
Per abbattere questo gigante che troppo spesso si è messo di mezzo tra Como e il suo futuro Davide va più che bene. Ma non può essere lasciato solo. È ancora fresco il ricordo di Gianluca Zambrotta. Si era messo a disposizione per consentire un'estate con almeno uno spicchio di lago a sue spese ed è stato ringraziato dal Comune con la richiesta di un pagamento ulteriore. Quello che ci vuole per scoraggiarlo dal ritentare il bis. Per quanto la cosa fosse stata fatta con tutti i crismi della legalità, resta un'altra eredità da dimenticare della scorsa gestione di palazzo Cernezzi.
Avendo anche la fortuna di questi precedenti, la giunta Lucini non può abbandonare a sé stessi De Sfroos e i promotori della colletta civica nella lotta contro un gigante che tutti hanno interesse a sconfiggere. Il sindaco ha già lasciato la porta aperta all'iniziativa della colletta, adesso ha una buona ragione per spalancarla.
La disponibilità del cantautore, non a caso icona e promoter del lago di Como al di fuori dei nostri confini, può essere l'occasione per un patto tra l'amministrazione e i cittadini finalizzato a promuovere l'immagine di Como con ricadute positive per tutti.
Piazza Cavour è una sfida ardua. Perché oltre alle risorse servono le idee. Anzi solo una, ma vincente per rianimare una piazza a cui il gigante ha spento anche le luci. Per essere certo che a Como non venga l'uzzolo di svegliarsi. Uno che può certo suonare la sveglia della riscossa è Davide, che al gigante Golia può davvero cantarle. Dietro di lui, però, tutto d'un tratto, deve arrivare il coro: l'amministrazione, la politica, le categorie, le associazioni e i cittadini. Tutti coloro che hanno a cuore il bene di Como dovrebbero contribuire ad armare la fionda di Davide. E magari la vittoria di piazza (Cavour) potrebbe essere solo il primo passo di una riscossa che la città attende da troppi anni.
Francesco Angelini
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