Berlusconi non ne vuol neanche sentir parlare, e dice che il duello - se si fa - deve essere limitato a lui e al capo della sinistra senza il terzo incomodo Monti. Bersani, salomonico, propone che si faccia un bel dibattito con tutti i sei candidati, insomma anche con i piccoli, persino con Giannino. Un accordo evidentemente a questo punto non si troverà, come non lo si è trovato nelle scorse settimane. Ci saranno solo scontri a distanza, come per esempio succederà al Tg la 7 con Mentana che intervisterà singolarmente i tre principali candidati premier. La Rai ha proposto lo spazio di Vespa per ospitare tutti ma si è subito presa la reprimenda del portavoce berlusconiano Paolo Bonaiuti.
Insomma, tanto è complicata la situazione politica, tanto è confuso il dibattito, tanto è incognito il futuro che ci aspetta dopo l'apertura delle urne, che allo stesso modo il cielo televisivo à affollato quanto caotico.
Già, affollato. Anzi affollatissimo. Da tempo le elezioni non erano tanto "televisive" come queste. Tutte le trasmissioni, a qualunque ora del giorno e della sera, persino dell'alba e della profonda notte, sono stati infarciti di politici: una "grande bouffe" durata settimane che però ora sembra aver stancato gli Italiani, tant'è che gli ascolti stanno sensibilmente calando.
E questo proprio quando dovrebbero arrivare ai livello massimi, in prossimità del voto. In ogni caso i capi partito continuano ad andare ovunque li chiamino, ripetendo ciascuno la propria lezione ormai a memoria. Si sottrae solo Beppe Grillo. Il leader del Movimento Cinque Stelle che ha trovato una seconda giovinezza con la politica, ha sempre proclamato la propria estraneità all'arena tv, considerata il luogo di espressione della "casta" e dunque esecrata. Per questa ragione Grillo finora (ma adesso anche gli altri si sono messi sulla sua strada) è stato l'unico a parlare in piazza, a riunire folle di elettori plaudenti o di semplici passanti incuriositi. Poi ha avuto una sorta di ripensamento, ha annunciato un'intervista in diretta sul satellite di Sky. Tutti aspettavano l'esternazione grillesca che avrebbe significato la "normalizzazione" televisiva del comico. E invece no, all'ultimo momento ci ha ripensato: "Il mio popolo non vuole", ha dichiarato con fare ispirato mentre il povero inviato di Sky lo implorava di avvicinarsi alle telecamere. "Antidemocratico" è stato il laconico commento della direzione della tv satellitare. Sta di fatto che il rappresentante della maggiore incognita di queste elezioni si è definitivamente sottratto alla tv. Alcuni dicono: ha fatto bene, altri sottolineano che in fondo anche lui, come Berlusconi, preferisce il monologo al fastidio delle domande.
Andrea Ferrari
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