Pensavano che il Cav stavolta fosse davvero bollito, che il Pdl non avesse un futuro con lui. Invece è finita che non ce l'ha senza di lui. Ed è finita con Como che perde il suo parlamentare più esperto, svezzato nella rude Prima Repubblica, e che, gli va riconosciuto ora che esce di scena, qualche cosa per il territorio l'aveva portato a casa. Basta imboccare l'Autolaghi verso Milano che se ha una corsia in più lo deve alla sua caparbietà.
La dipartita parlamentare di Butti è la novità più eclatante del voto lariano che finisce per rubare la scena al recupero del Pdl e della Lega in città (non ci voleva gran che dopo le disastrose comunali dello scorso anno). Un risultato che però rischia di non pagare, o di pagare poco, in termini di eletti a causa delle svantaggiose posizioni nelle liste. Pensare che, penultime elezioni a parte, questo territorio è stato sempre molto generoso di consensi con il centrodestra che mantiene la leadership provinciale e forse, alla luce dell'esito di questa tornata, dovrebbe riflettere sulle divisioni che hanno contribuito alla debacle delle ultime comunali.
Curioso è l'exploit locale di Monti a cui ha probabilmente giocato la strepitosa performance comasca del suo candidato alla presidenza regionale e al Senato, Gabriele Albertini. Scelta civica ha ottenuto un risultato non lontano da quella del Movimento Cinque Stelle. Grillo ha cantato poco dalle nostre parti. Anche in città, dove forse avrebbe potuto calamitare il consenso di protesta che portò, alle recenti comunali, la lista civica di Alessandro Rapinese a sfiorare il ballottaggio.
Sarà perché lo tsunami tour del vero vincitore di queste elezioni non è passato per Como o per quel conservatorismo tipico delle nostra realtà che porta ad annusare con circospezione il nuovo.
Resta più o meno stabile il consenso del centrosinistra se depurato dalle componenti civiche che gonfiarono le vele a Lucini lo scorso anno.
La luna di miele tra Como e il primo cittadino non si è ancora interrotta nonostante qualche inciampo in questi primi cento giorni e rotti. O forse gli elettori comaschi non hanno ancora digerito del tutto il muro davanti al lago e le innumerevoli nefandezze di chi ha preceduto gli attuali inquilini di palazzo Cernezzi.
Ma la memoria, specie quella che evoca brutti ricordi, prima o poi svanisce. Il sindaco e la sua squadra farebbero meglio a tenerlo presente se vogliono consolidare il consenso e tentare di dare una spinta a un centrosinistra che, in ambito nazionale, si vede costretto all'ennesima faticosa ripartenza.
Francesco Angelini
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