Vero, ma anche Mosca e Parigi possono vantare caratteristiche storiche e architettoniche che mancano alla capitale ungherese, eppure Woody Allen ha ripreso diverse scene di "Midnight in Paris" proprio a Budapest e anche l'ultimo capitolo di "Die hard" con Bruce Willis è stato girato quasi tutto lì, truccando la città con scritte in cirillico in modo di farla passare per Mosca.
Che cos'ha l'Ungheria di tanto speciale per attrarre mega produzioni hollywoodiane? La risposta non è da cercare nei pregi paesaggistici. È una questione "di portafogli": applica sgravi fiscali ai produttori e favorisce in ogni modo l'accoglienza delle troupe. Insomma, una super film commission promossa direttamente dal governo centrale, che in cambio chiede di assumere manovalanza ungherese (circa 150 persone a film) e di dare visibilità alle location (cosa che di fatto avviene quasi esclusivamente nei titoli di coda). Si stanno muovendo in analoga direzione anche diverse regioni italiane: la Puglia e le Marche sono le più attive, ma anche il Trentino Alto Adige sta corteggiando i produttori. Como, se non segue l'esempio, rischia di perdere un motore di sviluppo importante, con l'aggravante di essere partita in vantaggio, visto che sul Lario, come ha ricordato sempre Morandini, sono stati girati circa cento film a partire dai tempi del muto.
Clamoroso, un paio di mesi fa, il caso di Carlo Verdone, che a Bellagio, incantato dal paesaggio, ha spiegato che avrebbe voluto girare lì il suo prossimo film, se il suo produttore (Aurelio De Laurentiis) non si fosse impegnato ad ambientare tutte le pellicole della Filmauro in Trentino, proprio in virtù delle tante facilitazioni che gli mette a disposizione la Film Commission di quella regione.
Nulla è perduto, per Como. Anzi, un grande regista italiano, Paolo Virzì, nei giorni scorsi in città per girare alcune scene del suo "Capitale umano" all'ex cineteatro Politeama, ha aperto una stagione quantomai ricca di opportunità p—er trasformare il Lario, che finora è stato un set tanto bello quanto occasionale, in una nuova "mecca del cinema". Purché i comaschi sappiano fare squadra e comprendano una volta per tutte che la cultura - in primis la settimana arte, capace di far girare milioni di euro o dollari per ogni pellicola - dà il pane. E, a saperla valorizzare bene, anche il caviale.
In primavera vivrà una seconda tappa importante il progetto "Le stelle del lago di Como", lanciato dalla Camera di commercio per promuovere il turismo cinematografico sulle nostre rive: dopo la cineguida uscita lo scorso anno, verranno collocati 18 totem in altrettanti paesi che sono stati set di grandi film e saranno creati percorsi guidati. L'estate, poi, porterà la prima edizione del Lake como film festival, nuova rassegna internazionale dedicato al cinema di paesaggio, di cui è ancora la Camera di commercio il principale sostenitore, assieme a Comune e Provincia. Più o meno in contemporanea due docenti universitari italiani, che lavorano a Los Angeles, porteranno sul Lario una quindicina di studenti di cinema di tutto il mondo (in particolare americani e cinesi), per il workshop "Italian close-up", finalizzato a produrre un corto sulla città del lago e della seta, che girerà nei festival internazionali.
È fondamentale, per lanciare definitivamente il Lario tra le mete dei produttori e dei cineturisti, che attorno a questi eventi si raccolgano tutte le forze attive in città, per dare concretezza e continuità alla film commission comasca (lanciata dagli Amici di Como per "Ocean's Twelve", 2004, e "Casino Royale", 2006, è ora dormiente, e la Film Commission Lombardia ha un solo, per quanto bravo, referente in città, nel regista Paolo Lipari con la sua scuola "Dreamers") e magari recuperare anche il progetto di costruire degli studios cinematografici a Lazzago, realizzato ormai quasi dieci anni fa dall'architetto Ciro Mariani per Prospecta, con il sostegno dell'allora assessore regionale alle Culture Ettore Albertoni.
Pietro Berra
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