C'è poi un quarto che, meno sentimentale, non si lascia scappare l'occasione per una nota polemica: «Sarebbe bello che anche tutti gli extracomunitari che elemosinano per le vie del centro si dotassero della stessa buona volontà e contribuissero anche loro a tenere pulite le aree comuni». A parte questo piccolo distinguo, il coro dei commenti - lasciati sul sito web del nostro giornale è unanime e ammirato: «Bravi questi filippini». A colpire così tanto l'immaginazione dei lettori comaschi la notizia, pubblicata nell'edizione di ieri, che la locale comunità filippina - organizzata con tanto di logo e maglietta con la scritta "Como Gws Community Clean up dry" - si è armata di ramazza e, in virtù soltanto di buona volontà e senso civico, ha dato una bella ripulita ai giardini a lago. Iniziativa, riporta la cronaca, che per i filippini spesso precede la scelta di un luogo per i loro raduni domenicali, sorta di scampagnate urbane si direbbe: luoghi che, in tutte le città del mondo dove questa consuetudine ha preso piede, vengono immancabilmente lasciati in perfette condizioni igieniche.
Attenzione, non si tratta qui di prendere in giro i filippini per la loro insopprimibile inclinazione professionale a pulire, né di elevarli a esempio di civismo in alternativa a un presunto disinteresse dei comaschi indigeni. Al contrario, la notizia di cui sopra dimostra che l'amore per il luogo in cui si vive non è una faccenda di passaporto ma di buon senso, di rispetto per se stessi e per gli altri. Bravi dunque i filippini e bravi quei comaschi - in testa il prode Roberto Lamperti titolare dell'idea originale - mobilitati a sostegno della colletta che consentirà ai cittadini di prendersi cura di dettagli preziosi del centro storico: grazie all'interessamento di Nini Binda, ieri sono spariti da piazza Cavour quegli archetti deformati che a malapena svolgevano la loro funzione di delimitare le aiuole. Presto saranno sostituiti da cordoli nuovi: pur riconoscendo il rischio di vandalismi - il "fattore cretino" va purtroppo sempre considerato - ecco una rifinitura niente affatto trascurabile della città trovare degna sistemazione.
Tutto bene, dunque? Assoluta armonia e unità d'intenti tra comaschi e filippini, tra "alieni" e indigeni? In altre parole: questa storia non ha un cattivo, un qualcuno da biasimare? A ben vedere, qualcuno c'è e spiace dire che lo scomodo ruolo tocca ancora una volta alle istituzioni. Sarà ingeneroso, visti i tanti vincoli legali e la ristrettezza di mezzi che affliggono il Comune di Como, ma davanti all'impazienza dei comaschi di prendersi cura dell'arredo urbano, di fronte all'esempio della comunità filippina nel rimboccarsi le maniche, è inevitabile sottolineare come, purtroppo, la risposta istituzionale, anche quando, come in questo caso, arriva, è tuttavia sempre fiacca, piena di tecnicismi, arroccata in difesa e infestata da uno sterile roveto fatto di distinguo, tutele preliminari, assicurazioni di facciata e dilazioni politiche.
Al netto degli inevitabili impicci burocratici, il problema è che amministrando con l'occhio fisso alle carte bollate si rischia di perdere il contatto con il quadro generale, di considerare poco l'interesse comune e troppo l'interesse del Comune. Insomma, senza per questo invitare la giunta comasca a un eccesso di creatività amministrativa che potrebbe, nel peggiore dei casi, procurarle guai giudiziari, sembra almeno legittimo spronarla a tenere il timone dritto sulla rotta che rappresenta la sua ragione d'essere: risolvere, bene e in fretta, i problemi della città. Ci diranno che siamo retorici e populisti, ma tant'è. Replicheremo che, per noi, l'indirizzo è chiaro: meno filippiche e più spirito filippino.
Mario Schiani
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