Lo spread, croce e delizia degli ultimi due anni, dopo una fiammata post voto, sta ripiegando su livelli "montiani", l'avanzo primario cresce e mette in sicurezza il bilancio (il pareggio strutturale, corretto per il ciclo economico, è stato raggiunto), i fondamentali restano buoni e le aste dei titoli di Stato riescono a spuntare rendimenti ancora accettabili per lo Stato.
Eppure... eppure Fitch ci ha portato il rating a un paio di gradini sopra il livello della "spazzatura", oltretutto con una previsione tendente al negativo e nel resto d'Europa è scattato l'allarme rosso, tanto che in Germania una corrente influente di politici e manager prevede il Belpaese fuori dell'euro nel giro di un anno o due.
Ma a Cernobbio no, la scalata vittoriosa al Parlamento del Movimento Cinque Stelle è vista con qualche preoccupazione (ma il capo di Goldman Sachs Asset Management, Jim O'Neill vede nei "grillini" uno stimolo necessario per smuovere il Paese verso le riforme) ma non al punto da far prevedere uno scenario greco. Perché?
Perché grandi manager e supereconomisti una volta tanto non sono catastrofisti, pur restando abbastanza pessimisti sulla ripresa economica in area Eurozona?
Accade in realtà che nei corridoi e nelle stanze felpate si vede uno scenario diverso che avanza e che, in parte e con toni ben diversi, ieri sia Alfano che Letta hanno condiviso come ipotesi estrema, ma poi neppure molto. In questi ambienti si punta sul fatto che Bersani fallirà, che Grillo non darà neppure un appoggio mascherato e che, alla fine si andrà al voto. Presto, prestissimo, a giugno, il 16 o il 23. Fin qui Berlusconi è d'accordo, sul resto dell'ipotesi che viene delineata a mezza voce, no.
A sciogliere le nuove Camere infatti dovrebbe essere il presidente che verrà nominato in aprile, indicato però da Pd e Scelta civica. Poi questi due ultimi partiti, in nome della fedeltà all'Europa e contro il rischio populismo, sarebbero destinati ad affrontare il voto insieme, sotto il comando di Matteo Renzi. Senza cambiare legge elettorale e, ancora una volta grazie al famigerato Porcellum, stavolta - secondo i calcoli segreti - la maggioranza dovrebbe scattare in entrambi i rami del Parlamento, confinando Grillo e il Cavaliere all'opposizione. A quel punto riforme e conti sarebbero assicurati, mercati, banche centrali, Merkel, Hollande e i falchi del Nord tranquilli.
Ma spirerà in questa direzione la "breva" del lago?
Umberto Montin
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