Quel che sta accadendo per la riapertura del lungolago e l'evoluzione della colletta civica appare perciò un mezzo miracolo. Quasi ogni giorno che qualcuno che dichiara la disponibilità a collaborare con gli Amici di Como e con il Comune per restituire ai cittadini la loro passeggiata. E si moltiplicano le adesioni alla proposta dal signor Roberto Lamperti per adottare e contribuire a risolvere alcuni piccoli problemi della città come le fontanelle rotte o i giardini da sistemare. Un'iniziativa che l'amministrazione comunale ha fatto bene a istituzionalizzare.
Non si può infatti negare che se il clima in città e cambiato, se agli egoismi, alle contrapposizioni, alle conflittualità si sono sostituiti il dialogo e la collaborazione, qualche ruolo la nuova gestione del Comune ce l'ha. Forse è solo una maggior predisposizione all'ascolto, forse è la fiducia indotta da chi è arrivato dopo la banda della muro (una damnatio memoriae che supera la sentenza assolutoria per i reati ambientali. La faccenda, come molti sanno, va ben oltre il pur fondamentale aspetto paesaggisitco).
Un clima da luna di miele con non sembra affievolirsi più di tanto, nonostante alcuni inciampi dell'amministrazione in questi mesi vissuti pericolosamente con le casse vuote e un municipio da rifondare.
Ecco perché il sindaco Lucini e i suoi hanno il dovere tenere botta e di continuare ad ascoltare la città, i suoi problemi anche minime, le sue pretese sia pure a volte eccessive, i suo bisogni che purtroppo l'agghiacciante congiuntura economica amplifica. Ascoltare e rispondere. Il primo cittadino, la sua giunta, la sua maggioranza ma anche le forze d'opposizione, pur nella consapevolezza del loro ruolo, non devono cedere alla facile tentazione di chiudersi nella torre d'avorio e tagliare il cordone ombelicale della comunicazione con la città davanti a qualche brontolio di troppo. L'occasione per voltare pagina e imprimere davvero quel cambio di passo promesso è troppo ghiotta e importante. E si può cogliere camminando tutti assieme. Per questo il problema delle strade al buio non può essere differito, al di là del caso eclatante per il contesto di piazza Cavour. Basta farsi un giretto in città per rendersi conto della latitanza di una buona parte dell'illuminazione pubblica.
Ci sono poi le strade, le cui ferite si sono allargate dopo le ultime battaglie combattute e vinte dall'assessore Daniela Gerosa contro le nevicate. Sul campo però sono rimaste le cicatrici sempre più profonde delle buche. Infine il decoro. Gli edifici del centro continuano a risentire delle scellerate scorribande dei graffitari. Vero si tratta per la gran parte di proprietà private, ma rappresentano comunque il biglietto da visita del cuore di una città costretta sempre di più a vivere anche grazie ai generosi oboli di coloro che vengono a visitarla. E hanno il diritto di trovarla ben tenuta. Chissà, forse attraverso la colletta civica sarebbe possibile anche adottare una buco una porzione di muro da ripulire. L'importante è continuare a spingere tutti assieme nella stessa direzione. E il ruolo del Comune, con il suo esempio, è fondamentale. Sarebbe forse la volta buona per cui a Como si potrebbe riuscire non solo a fare squadra, ma a «fare città». Un progetto di città frutto dell'ingegno collettivo di coloro che la vivono. Un sogno? Chissà.
Francesco Angelini
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